L'Asuc di Miola di Piné vince la causa ma sarà dura recuperare i 55 mila euro

Non sarà facile, per l’Asuc di Miola di Pinè (nella foto la sede), recuperare i 44.201 euro (più interessi) e gli 11.633 euro di spese legali che la Cooperativa Botteghi Cave Porfido deve versare all’Amministrazione degli usi civici: le somme sono contenute nella sentenza di condanna, pronunciata dalla Corte d’appello di Trento l’11 ottobre, che ha annullato il decreto ingiuntivo a carico della società emesso dal Tribunale di Trento il 23 dicembre 2014, ricalcolando il dovuto ma dando sostanzialmente ragione all’Asuc guidata da Massimo Sighel e rigettando quasi tutte le richieste della Cooperativa.
Ma non sarà facile recuperare i soldi, perché il 5 luglio scorso tutti i soci della Botteghi hanno deliberato lo scioglimento e liquidazione della cooperativa, costituita nel 1953, nominando liquidatore Claudio Bernardi (che è membro del Comitato Asuc di Vigo e, attualmente, candidato alle elezioni provinciali nella lista Autonomisti Popolari). La Cooperativa, che nel primo trimestre del 2018 denunciava 8 dipendenti (erano 10, di cui 6 soci, a fine 2017), aveva chiuso il bilancio 2016 con un disavanzo di 140.402 euro e il bilancio 2017 con una perdita di 190.873 euro. Diverse le cause che hanno ridotto il fatturato e i margini e spinto i soci a imboccare la strada della liquidazione, si legge nella relazione all’ultimo bilancio: stralci di crediti verso clienti soggetti a procedure concorsuali, l’escussione del saldo della fidejussione per la strada del Castelet, la quantità e qualità del materiale scavato sul lotto 2 di San Mauro (di proprietà dell’Asuc).
Non fa parte dell’elenco la causa con l’Asuc di Miola, ma certamente la cifra al centro della vertenza non era da poco: con il decreto ingiuntivo del 2014, il Tribunale aveva infatti imposto alla Botteghi di pagare 59.442,63 euro all’Amministrazione, a titolo di canone 2013 e di acconto 2014 per lo sfruttamento proprio del lotto 2. Cooperativa e Asuc erano andate in giudizio perché non riuscivano a mettersi d’accordo sul dovuto: per la coop, il materiale estratto dalla cava era pari a 10.680 mc e non 11.573 mc come indicato dall’Asuc; inoltre, da questi 10.680 mc andavano detratti altri 3.500 mc di materiale inidoneo che era stato portato in discarica e detratti i costi di approntamento della strada per arrivare al lotto. Per l’Asuc invece il conteggio era corretto e così aveva deciso anche il Tribunale, con sentenza dell’agosto 2017. 
Sentenza appellata dalla Cooperativa, che chiedeva l’annullamento del dovuto e un risarcimento danni di 17.438 euro più Iva da parte dell’Asuc per inadempimento contrattuale e per indebito arricchimento.
La Corte d’appello, però, ha riconosciuto solo in parte le ragioni della Cooperativa, sostanzialmente scontando dal totale del canone 2013 solo 800 mc e ricalcolando, per quell’anno e per l’acconto 2014, una somma di 97.960,20 euro dovuti, invece di 113.181,77 euro calcolati in precedenza. Detratto ciò che era già stato versato, e respinte le altre domande, la Botteghi è stata quindi condannata a pagare 44.401,07 euro invece di 59.442,63 euro, mentre le spese di lite sono state compensate per un terzo e addossate, per i due terzi (pari a 11.633,40 euro) a carico dell’appellante. 

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