«Don Torta», 100 anni di vitalità e servizio

«Mi, de nar, no g’ho fretta!»: ha scherzato, ieri, don Guido Avi sul traguardo invidiabile che ha raggiunto, 100 anni portati splendidamente. Non ha fretta di andarsene (in Paradiso, sia chiaro) anche perché «anca se el Signore el ciama, son sordo e no sento».

di Luigi Oss Papot

«Mi, de nar, no g’ho fretta!»: ha scherzato, ieri, don Guido Avi sul traguardo invidiabile che ha raggiunto, 100 anni portati splendidamente. Non ha fretta di andarsene (in Paradiso, sia chiaro) anche perché «anca se el Signore el ciama, son sordo e no sento».


Questo importante compleanno è stato festeggiato ieri pomeriggio a Madrano, dove sono convenute per un’unica, grande messa, le comunità di Madrano, Vigalzano, Canzolino e Nogarè, tutte unite per l’occasione e per stringersi in un grande abbraccio di affetto a un sacerdote che ormai è un’istituzione, a un uomo di Dio che però, prima di tutto, è soprattutto un uomo, semplice, nato dalla terra della fatica.


La messa per celebrare don Guido è stata animata dai cori di Madrano e Canzolino, unitisi per l’occasione; a concelebrare assieme a lui il vicario episcopale per il clero, don Ferruccio Furlan, il parroco di Madrano, don Marco Berti, il collaboratore pastorale padre Marco Demattè e l’immancabile don Celestino Tomasi.


Nell’omelia, don Guido ha voluto, in una sorta di lunga preghiera di riconoscimento e di ringraziamento, il «fiore della mia riconoscenza», come l’ha chiamato, nominare tutte le persone a lui care, familiari o incontrate nella sua lunga vita pastorale, i parroci che l’hanno accompagnato nei suoi primi anni di sacerdozio, i vescovi e anche il papa Giovanni Paolo II, che guarì sua sorella Sabina da un male incurabile e che gli donò una sua stola, che durante la messa don Guido ha indossato. Un «arcobaleno di ricordi» l’ha chiamato, perché nonostante le difficoltà incontrate, don Guido ha saputo sempre trarre da tutto il lato positivo.


Nella sua lunga vita sacerdotale (sono ben 76 gli anni di sacerdozio), don Guido ha raccolto tanto, ma ha anche seminato tanto: testimonianza ne è stata la grande presenza, ieri, di tanti suoi ex parrocchiani da tutto il Trentino, ma testimonianza sono anche le tante opere di bene che ha fatto, dall’oratorio a Rovereto alla chiesa di Cristo Re, dalla campana di Baselga del Bondone alla chiesa di Kamauz in valle dei Mocheni. Tanti sono i gesti di «provvidenza» di don Guido: l’ultimo in ordine di tempo è l’aver fatto dono della sua casa natale di Vigalzano per ospitare chi è in difficoltà, o aver donato il ricavato del libro delle sue memorie alla Caritas di Norcia, ben 30.000 euro.


Al termine della messa la festa si è spostata nella palestra della scuola elementare del paese, dove oltre che da vari canti, don Guido è stato salutato dal sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer, dal rappresentante del consiglio pastorale interparrocchiale, dai fiduciari di Canzolino e Madrano, da vari parrocchiani. Non poteva mancare infine il taglio della torta. «Prendere la vita come viene, senza prendersela»: così risponde don Guido a chi gli chiede quale sia il segreto della sua longevità e della sua serenità. E c’è da scommettere che, con questo «stile di vita» molto semplice e umile, don Guido avrà ancora molto da insegnare e, soprattutto, avrà ancora molti «arcobaleni di ricordi» da colorare.

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