Castello, Andreaus «silurato», Comitato promotore spaccato

di Giorgia Cardini

L’economista Michele Andreaus non è più presidente né fa più parte del Comitato Castel Pergine.

Le sue dimissioni sono arrivate mercoledì agli altri membri del gruppo, costituito mesi fa per promuovere l’operazione di acquisto popolare del maniero messo in vendita dalle eredi di Mario Oss. Ma in realtà sono state dimissioni indotte dalla decisione assunta il giorno prima dagli altri sei componenti (assente Denis Fontanari, rappresentato per delega da Silvio Casagrande).

Da settimane c’erano le avvisaglie che qualcosa si era sfilacciato, nel gruppo promotore dell’iniziativa giunta il 13 novembre a 724 sottoscrittori e 195.316 euro raccolti. Troppo pochi, rispetto alle attese e alla richiesta (calata a meno di 4 milioni recentemente), per potere andare alla firma di quel preliminare di acquisto annunciato da Andreaus per inizio novembre, che avrebbe dato la possibilità di accedere a un contributo di 2 milioni da parte della Provincia, ma che è slittato.

Proprio questo stop è stato uno dei motivi che ha portato i sei, martedì scorso, ad autoconvocarsi senza la presenza dell’economista, decidendo un avvicendamento nella guida dell’impresa e una riorganizzazione della rappresentanza, nominando Carmelo Anderle presidente (delegato ai rapporti con la famiglia Oss), Massimo Oss vicepresidente (delegato ai rapporti con la Provincia) e Flavio Pallaoro delegato ai rapporti con la Cassa rurale Alta Valsugana. Ma Pallaoro ieri avrebbe ritirato la propria disponibilità, rassegnando addirittura le dimissioni dal Comitato (notizia che ieri sera l’imprenditore non ha voluto confermare né smentire, trincerandosi dietro a un «no comment»).

Insomma, un vero e proprio siluramento, quello di Andreaus: infatti, anche se i membri rimanenti hanno negato che la decisione sia stata un atto di sfiducia nei confronti dell’ex presidente, in realtà il passo è arrivato trascorsa una settimana dalla richiesta del professore di avere un’altra settimana per rimettere in pista il progetto e verificato che nulla si era concretizzato (così recita il verbale della riunione).
Andreaus ieri si è chiuso nel silenzio stampa, ma i particolari di quanto avvenuto sono emersi ugualmente in serata, come è emersa l’ipotesi della rapida costituzione della Fondazione, il cui statuto potrebbe però cambiare profondamente rispetto alla bozza pubblicata mesi fa sul sito www.comitatocastelpergine.it e nei giorni scorsi rimossa, ufficialmente perché «in fase di revisione in seguito alla riforma del Terzo Settore in atto». In discussione però è anche l’articolo 3 («finalità») dello statuto ovvero l’acquisto, il mantenimento e la valorizzazione di Castel Pergine: al suo posto, martedì si è deciso di indicare genericamente, in una prima fase, «l’acquisto, la valorizzazione e il recupero di beni storico artistici della Valsugana». Dicitura che è comparsa subito nei moduli per la sottoscrizione: un cambio di rotta su cui Michele Andreaus non sarebbe stato comunque disponibile a continuare.

Il vicepresidente Massimo Oss ieri ha provato a smorzare la spaccatura, negando un atto di sfiducia verso Andreaus risalente a martedì e parlando di «riunione convocata oggi pomeriggio per ratificare alcune decisioni prese dopo le dimissioni».

Il Comitato dunque non si ferma e l’iniziativa che punta all’acquisto del castello va avanti, nonostante tutto?
«Sì, siamo nel cuore della trattativa coi proprietari e la costituzione rapida della Fondazione può servirci da una parte a mettere in sicurezza le donazioni dei sottoscrittori e ad attrarre sottoscrizioni delle imprese (che godrebbero della defiscalizzazione), dall’altra a garantire il Comitato per gli atti compiuti d’ora in poi e a presentarci con maggiore autorevolezza a interlocutori quali la Provincia e la Cassa rurale».

Si è sempre detto, però, che nel momento in cui i soldi dei sottoscrittori sarebbero finiti nella Fondazione, non sarebbe stato più possibile restituirli.
«Quello che devo approfondire con un notaio e un commercialista già incaricati è proprio come costituire la Fondazione, senza mettere in difficoltà i sottoscrittori, alla luce della riforma del Terzo settore da parte del governo. Se fosse possibile partire con soli 10mila euro di capitale iniziale, a quel punto metteremmo nell’atto costitutivo solo i soldi versati come promotori tenendo fuori gli altri, in modo da poterli restituire se non dovessimo raggiungere l’obiettivo».

Obiettivo che resta comunque quello dell’acquisto e valorizzazione del castello, nonostante le modifiche decise?

«L’obiettivo resta questo, per questo 700 persone hanno messo i soldi e noi abbiamo delle responsabilità nei loro confronti. Ora ovviamente stiamo comunicando ai nostri interlocutori che Michele Andreaus non è più presidente e dovremo chiedere alla famiglia Oss, alla Cassa rurale e alla Provincia se ci confermano la fiducia». Impresa complicata, alla luce della verità «ufficiosa» emersa ieri sera, a dispetto di un comunicato stampa rasserenante.

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