Fersina in secca, scattano i controlli

di Giorgia Cardini

In alcuni tratti, da oltre una settimana, al posto di un torrente c’è una pietraia che invita i patiti del sole a stendervi l’asciugamano (in verità, a loro rischio e pericolo). Il torrente è il Fersina, che in pochi ricordano così asciutto come in questi giorni. Anche in anni di caldo intenso.
Tanto da generare il sospetto che non di siccità stagionale - acuita dalle alte temperature portate dall’anticiclone africano «Flegetonte» - si tratti, ma di prelievi eccessivi lungo l’asta del torrente, su cui insistono, tra quota 730 e quota 470 (Ponte Regio), undici derivazioni per una portata massima concessa di 2.723 litri al secondo e media di 1.284 l/s.
A insospettirsi e preoccuparsi, per primi, i pescatori dell’Associazione perginese. Proprio uno di loro, Bruno Mariotti, nei giorni scorsi si è recato nella Stazione forestale di Pergine per segnalare l’anomala carenza idrica. «Già da giorni - spiega Mariotti - si verificano “asciutte” totali di parecchi tratti del Fersina, soprattutto nella zona che va da Ponte Regio al ponte di Brazzaniga. Non è normale, anche in periodi di siccità solitamente restava un rivolo centrale che in questi giorni manca».
Preoccupati per la fauna ittica, i pescatori, ma anche per la microfauna che costituisce la catena alimentare dei torrenti: «In questa situazione soffrono larve, insetti, vermetti e ciò che costituisce il cibo abituale dei pesci».

La segnalazione è stata raccolta dal nuovo responsabile della Stazione forestale Udo Casagranda, da pochi giorni a Pergine, che ha avviato controlli, ancora in corso. Ma sarà difficile capire se effettivamente si stiano verificando degli abusi: spiega infatti il dirigente dell’Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia (Aprie), Franco Pocher, da cui dipende anche il controllo sulle derivazioni: «Ci sono spesso, in situazioni di carenza idrica, prelievi irregolari e non autorizzati, con opere di presa mobili difficilmente scopribili. Per i controlli noi ci appoggiamo alla Forestale e alle stazioni del Servizio bacini montani perché abbiamo poco personale e pochi tecnici a disposizione. Ma è davvero complicato monitorare tutto».

E a complicare di più le cose c’è anche il fatto che solo le derivazioni oltre un milione di metri cubi l’anno (centrali idroelettriche, allevamenti di pesce, grandi produttori agricoli) sono obbligate a montare misuratori, ossia contatori che registrano i prelievi: «Una delle misure preventive possibili, rispetto a eventuali abusi - continua Pocher - sarebbe proprio quella di prevedere l’installazione obbligatoria su tutte le derivazioni. E su questo stiamo insistendo».
Certo che poi andrebbero comunque controllati i misuratori, per verificare che non ci siano guasti, anomalie o sabotaggi. Monitoraggio complicato dai tagli alle risorse e al personale.

Insomma, la legge sui deflussi minimi vitali e l’obbligo dei rilasci in alveo è facilmente aggirabile. E anche laddove vengano accertate violazioni e prelievi senza titolo, le sanzioni previste dalla normativa non sono certo stratosferiche: si va infatti da un limite minimo di 50 euro ai 12.000 euro, mai comminati. Con poche centinaia di euro, chi deriva abusivamente o oltre la concessione, se la cava tranquillamente.

La situazione del Fersina, comunque, «potrà migliorare - spiega il dirigente provinciale -  mano a mano che le concessioni in essere verranno riviste (in occasione della prevista scadenza di fine 2016), prevedendo l’obbligo di rilascio per tutte le derivazioni in modo da garantire il deflusso minimo vitale del corso d’acqua o una loro modifica alla luce dei bilanci idrici, anche al fine di migliorare lo stato di qualità del torrente».
In questi giorni, tra l’altro, a essere state segnalate sono anche criticità lungo il torrente Silla, che esce dal lago di Serraia ed è particolarmente in sofferenza: «Anche qui - conferma Pocher - è possibile che vi siano approvvigionamenti irregolari».

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