Motori / La sentenza

Crossodromo di Coredo, grazie al Tar si riaccendono i motori

Il tribunale ha accolto parzialmente il ricorso presentato dal Moto Club Cles Valli del Noce, annullando la delibera adottata dal Comune di Predaia il 25 maggio scorso, con la quale si apportava una modifica sostanziale alla convenzione in essere limitando le giornate di apertura per gli allenamenti

IL CASO Motocross «silenziato» nel weekend per limitare il rumore 
LE PARTI Crossodromo, battaglia in tribunale: ricorso contro lo stop​ 
LE FIRME Numerosi i cittadini contro la chiusura, la petizione vola​​​​​​

di Fabrizio Brida

PREDAIA. Il Tar riaccende i motori al crossodromo di Coredo. Il Tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento ha accolto parzialmente il ricorso presentato dal Moto Club Cles Valli del Noce, annullando i documenti impugnati e quindi la delibera adottata dal Comune di Predaia il 25 maggio scorso, con la quale si apportava una modifica sostanziale alla convenzione in essere limitando le giornate di apertura per gli allenamenti: non più cinque giorni in settimana, tra cui anche il weekend, ma solamente due giornate, che non dovevano essere il sabato e la domenica. Il tutto era finalizzato, nell'ottica del Comune, a garantire la tranquillità di residenti e turisti.

La sentenza, però, mette in evidenza come «risulti mancante un'adeguata e convincente motivazione relativa alla sicura prevalenza dell'interesse pubblico alla quiete della comunità con quello del privato gestore dell'impianto, ed in particolare l'assetto di interessi risultante dall'esercizio del potere di revoca si palesa del tutto sproporzionato ed irragionevole, mancando completamente nel provvedimento gravato il ridetto e imprescindibilmente necessario bilanciamento tra i contrapposti interessi».

In sostanza, secondo i giudici, il Comune di Predaia avrebbe potuto legittimamente revocare in autotutela i propri atti, con effetti anche sugli orari e sulle giornate di gestione, ma nel farlo avrebbe dovuto bilanciare i due diversi interessi in gioco: quello della quiete pubblica e quello dei gestori.

«Il Comune - si legge ancora nella sentenza - non opera alcun bilanciamento reale di interessi con la controparte, in quanto non prende in alcuna considerazione l'interesse dell'Associazione nel momento in cui circoscrive le due giornate, già significativamente ridotte rispetto alle cinque in origine previste, ed esclude proprio i giorni di sabato e di domenica in cui i soci possono, alla stregua delle deduzioni della parte ricorrente rimaste incontrastate, in misura maggiore utilizzare il crossodromo».

Nell'approvare la delibera, inoltre, l'amministrazione comunale non «si sforza di operare un qualche bilanciamento della scelta di rimodulazione della gestione con quest'ultimo interesse, pur in difetto di alcuna sopravvenienza o evidenza di situazione problematiche in concreto (quanto al profilo del superamento dei limiti acustici o del marcato disagio subito dalla popolazione)».

Da parte loro la Federazione e il Motoclub Cles Valli del Noce, rappresentato e difeso dall'avvocato Silvio Falqui Massidda, non hanno potuto che accogliere con favore la sentenza. «Una sentenza giusta - commenta Nicola Versini, presidente del Comitato Provinciale Fmi (Federazione Motociclistica Italiana) - e che fortunatamente ha evidenziato un aspetto importante: una nuova giunta comunale non può mettere in discussione così le convenzioni stipulate precedentemente. Non poteva che finire in questo modo. Questa causa, però, si poteva e si doveva evitare».

In che senso? «Prima dell'approvazione della delibera avevamo avuto 4 o 5 incontri con la sindaca, con il segretario comunale e una volta con tutta la giunta - spiega Versini -. Da parte del Motoclub c'era massima apertura per una convivenza pacifica, tanto che a un certo punto sembrava si fosse trovata la quadra. Poi il Comune ha deciso di procedere in maniera diversa, adottando una scelta definita dalla sentenza "apodittica". Essendoci le spese compensate, però, il Motoclub dovrà pagarsi i costi legali».

Ma non è tutto. Per il presidente del Comitato Provinciale Fmi c'è un altro aspetto da mettere in evidenza. «La delibera è stata approvata all'unanimità dal Consiglio comunale di Predaia, mi sembra assurdo che una minoranza non faccia la minoranza su una questione del genere - aggiunge Versini -. Parliamo della chiusura di un impianto da 1,5 milioni di euro, e la decisione è stata presa in 15 minuti. La politica in generale, dunque, non ne esce bene: ha costretto un'associazione a tirare fuori dei soldi e a difendersi per far valere le proprie ragioni».

Il Comune di Predaia, che dovrà decidere se impugnare il provvedimento al Consiglio di Stato, ha preso atto dell'accoglimento parziale del ricorso. «L'intento dell'amministrazione è sempre stato quello di trovare un giusto compromesso tra le esigenze della popolazione che vive nelle vicinanze del crossodromo e quelle dei giovani motociclisti della Val di Non che giustamente hanno piacere di esercitare il loro sport - fa sapere la sindaca Giuliana Cova -. Ci teniamo allo sviluppo turistico della nostra valle, a fianco dell'Apt, e non vogliamo un uso intensivo del crossodromo al pari di quello di Pietramurata con una convenzione che non solo non prevede alcuna clausola di salvaguardia per il Comune, ma ha anche scadenza decennale». Nel frattempo, in ogni caso, possono riaccendersi i motori sulla pista di Coredo.

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