Politica / Sanità

Demagri contro l’esecutivo Fugatti: “La sanità trentina è sull’orlo dell’abisso”

Il duro atto d'accusa della consigliera provinciale del Patt: «La Lega non può incolpare chi ha governato prima»

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CLES. «La sanità trentina è una nave che sta affondando, dove utenti e dipendenti sono dei passeggeri impauriti che si aggrappano alle scialuppe di salvataggio del privato, di enti extra regionali, del "fai da te" e dell'autogestione». Ad affermarlo è la consigliera provinciale del Patt Paola Demagri che, sollecitata anche dal racconto dei giorni scorsi di un sistema sanitario in difficoltà, torna a occuparsi del tema.

Da sempre molto attenta all'evoluzione del sistema sanitario attraverso la presentazione di interrogazioni, mozioni e ordini del giorno, la consigliera Demagri prende in esame una «situazione allarmante», come la definisce, offrendo un quadro complessivo del problema e un'analisi sistemica di quali siano le falle del sistema e le incompetenze politiche.

Falle che Demagri attribuisce a un'incapacità politica e aziendale di dare risposte efficaci, appropriate e «coerenti con quelli che dovrebbero essere gli obiettivi politici».

«Ci troviamo con un sistema sanitario in grossissime difficoltà e non vale più la solita "rimela" che la Lega ci propina secondo cui sono stati i predecessori a lasciare la sanità in questo stato - commenta la consigliera - Dopo 4 anni di governo, avrebbero pur dovuto raddrizzare qualcosa. Invece, le cose sono sostanzialmente peggiorate e la questione della carenza di medici è un epifenomeno. È un problema che si aggiunge a cento altre cose che non funzionano. In un sistema ben organizzato, ben gestito, ben strutturato probabilmente, la sola mancanza di medici non sarebbe stata così determinante da mettere a repentaglio il sistema stesso, in particolare rispetto ai pronto soccorso, ai reparti e, aggiungo, all'attività distrettuale territoriale».

Partendo da Cles, dove «il pronto soccorso manifesta una difficoltà di tenuta per la carenza di risorse mediche, in particolare, ma anche infermieristiche e l'inadeguatezza degli spazi», passando per Tione, dove c'è una struttura che non solo «non trova una sua identità e dignità programmatica all'interno del contesto aziendale» ma presenta «un reparto di ortopedia in grossissime difficoltà», e Cavalese, dove non è ancora chiaro se si interverrà per ristrutturare l'ospedale o per costruirne uno nuovo in tempo, si dice, per le Olimpiadi e il reparto di radiologia che in prospettiva si troverà a corto di medici, per arrivare a Borgo, dove il nosocomio «non ha ancora trovato un riassetto dell'ortopedia perché quella che c'è si vuole trasformata in una struttura semplice dipartimentale», la consigliera passa in rassegna ospedale per ospedale evidenziandone le criticità.

«I problemi sono di tipo politico e tecnico - continua Demagri -. Di fronte ai problemi si trovano delle soluzioni attraverso l'uso delle cooperative, del privato, che francamente sono molto lontane dalla modalità con le quali fino a oggi si faceva fronte alle esigenze e ai nuovi bisogni che venivano avanti. È palese ed evidente l'incapacità in termini di competenze soprattutto dalla parte tecnica e di strategia da parte della politica. Nella passata legislatura a ogni piè sospinto la Lega chiedeva le dimissioni di presidenti e assessori e chiedeva continuamente consigli straordinari. Oggi vien da dire che i fatti sono ben più gravi. Le forze politiche di opposizione - conclude - chiedono solo un bagno di umiltà al governo provinciale che possa salvare il servizio sanitario. Rifletta, la Lega. Perché siamo giunti sull'orlo dell'abisso di un sistema dove ormai programmi, decisioni, competenze, risorse e responsabilità sono completamente eclissate».

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