Salute / Problema

Dialisi per i turisti, l'ospedale di Cles: «Faremo il possibile, comunque abbiamo un aumento di pazienti trentini»

Il primario dottor Brunori spiega la situazione: il servizio estivo in Trentino è tutto demandato agli ospedali periferici, che sono in carenza di personale cronica

DISAGI A Cles non c'è posto, i turisti prenotano a Lana

di Lorena Stablum

CLES. «Intendiamo rispondere ai bisogni dei turisti in dialisi. Gestiremo le sedute in base alle situazioni che si creeranno». Il direttore dell'Unità operativa di nefrologia ed emodialisi multizonale dell'Azienda sanitaria Giuliano Brunori rassicura sulla volontà di continuare a offrire un servizio importante per il settore turistico, come la dialisi vacanza, anche all'Ospedale di Cles dopo l'allarme lanciato dai consiglieri provinciali del Patt Paola Demagri e Michele Dallapiccola.

Lo fa senza nascondere le difficoltà del momento dovute da un lato all'assenza di personale e dall'altro al momento attuale su cui pesano ancora gli effetti del Covid. «Il servizio di dialisi turistica si concentra sui centri dialisi periferici come Arco, Tione, Borgo, Cavalese e Cles - spiega -. Quelli di Trento e Rovereto si occupano, invece, dei pazienti dializzati provenienti dalla provincia di Trento».

Dottore, cosa significa che a Cles ci sono 60 dialisi già prenotate, come riporta il comunicato stampa dell'Apss?

Sono i posti che, in base al personale e al numero dei pazienti, sono disponibili in questo momento. Al paziente turista diamo la disponibilità di poter effettuare la dialisi per due settimane: sono 6 sedute per 10 pazienti da giugno a settembre. Se abbiamo la disponibilità, e quindi non abbiamo pazienti trentini da trattare, possiamo allungare il periodo in base alle richieste o accogliere ulteriori pazienti turistici. Decidiamo man mano che la situazione evolve.

Quanti trattamenti sono stati fatti al centro dialisi di Cles negli anni precedenti?

Nel 2016 abbiamo fatto 591 sedute di dialisi vacanza e 2267 per residenti. Nel 2020 ci sono state 3.875 sedute per i trentini e 148 per i villeggianti. Nel 2021 sono stati fatti 4.186 trattamenti per trentini e 57 per i turisti. C'è un trend in aumento dei trattamenti dialitici per i residenti».

Il personale di Cles ha l'indicazione di non accogliere le richieste per le dialisi vacanza?

Abbiamo il mandato di offrire il servizio di dialisi turistica e la facciamo là dove è possibile farla. A fine 2017 a Cles avevamo 16 pazienti trentini dializzati, a fine 2021 sono aumentati a 27. Evidentemente ci sono 11 pazienti in più che tolgono degli spazi per le dialisi vacanza. Ogni aumento della popolazione dei dializzati riduce la possibilità di rispondere ai bisogni dei turisti. A Cles, inoltre, ci sono due persone che sono in malattia lunga e che ci avrebbero permesso forse di prevedere qualche seduta in più.

Lavoriamo comunque in un sistema di rete dialitica: conoscendo dove sono le criticità, cerchiamo di indirizzare i pazienti su altri centri, come Arco o Cavalese, che hanno maggiori possibilità di accoglienza. Dove possibile, inoltre, orientiamo anche i pazienti locali nella scelta della dialisi a domicilio. Abbiamo un ampia esperienza in questo campo.

Si parla sempre di estate, ma la dialisi vacanza si fa anche d'inverno?

È un servizio prettamente estivo. In inverno a Cles, Tione e Cavalese, le zone più turistiche, non arriviamo nemmeno a 50 sedute. D'inverno in vacanza arrivano i giovani, che fortunatamente vanno meno in dialisi. Mentre d'estate ci sono più anziani: su 45.000 persone con malattie renali in Italia, gli over 65 rappresentano il 65%. Il carico di lavoro perciò si concentra in un periodo ristretto.

Nei centri periferici c'è l'assistenza medica del nefrologo?

Il medico vede i pazienti una volta in settimana. Tutti i centri dialisi periferici sono in rete con Trento. Il medico ha comunque la possibilità di monitorare la seduta dialitica di ogni paziente e di dare indicazioni. Con il medico presente solo un giorno in settimana il personale infermieristico dovrà perciò essere altamente formato. Il personale ha bisogno di un lungo periodo di formazione ed è, per questo, difficilmente sostituibile. Formare un infermiere che esegue la dialisi richiede un training di almeno 4-6 mesi. Se, oltre alla dialisi, si deve occupare anche della rianimazione il training diventa di un anno. Intervenire sul personale e formarlo per usarlo solo nel periodo estivo e poi impiegarlo, a fine estate, in un altro reparto, diventa dispendioso. Per questo cerchiamo di usare del personale che sia il più stabile possibile.

Quindi, non si potrebbe sopperire al personale mancante con quello delle cooperative?

Si può ricorrere a personale di cooperativa solo per motivazioni molto importanti, come nel caso di Rovereto dove va sostituire il personale non vaccinato e sospeso. Altre motivazioni non sarebbero accette. A Cles non c'è una vera emergenza e possiamo ricorrere al solo personale interno.

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