ll mini caseificio nel cuore di Cles. Erika ha coronato il suo sogno

di Paolo Forno

Ci sono storie che sono la dimostrazione tangibile di come per raggiungere grandi obiettivi sia necessario saper sognare ma anche essere determinati nel concretizzare le proprie abilità. Una di queste è la storia di di Erika Maistrelli , una ragazza nonesa che da qualche anno ha coronato il suo sogno: allevare con il suo compagno Fabrizio una decina di mucche e aprire nel centro storico di Cles un (mini)caseificio per trasformare il latte in diversi tipi di prodotti caseari.
Questa realtà si chiama "Fratta Cucola", un'azienda agricola che nasce da una filosofia di vita e dalla volontà di mettere al centro il benessere dell'animale, la qualità dei prodotti e il rispetto del territorio.

Ma questa storia non parte da una tradizione di famiglia, tutt'altro. Figlia di professori, Erika, nata a Cles nel 1988, dopo il liceo linguistico avrebbe voluto frequentare l'università di Veterinaria ma alla fine la vita l'ha portata a optare per Lettere Moderne e Linguistica a Padova. E' proprio in questo periodo di lontananza da casa che Erika si accorge di essere innamorata della propria terra d'origine: ne riscopre il fascino e la bellezza, e in lei cresce il desiderio di realizzare in Val di Non il proprio progetto di vita.

Oggi, come detto, gestisce l'azienda agricola con Fabrizio. Lui si occupa degli animali, lei si è specializzata nell'arte casearia. Nella stagione estiva si trasferiscono in alta montagna per l'alpeggio. Da qualche anno portano le mucche alla Malga Clesera, sul Monte Peller, e chi passa a trovarli viene magicamente rapito da un contesto di totale simbiosi con la natura e di rispetto per il territorio.
Come è scattata l'idea di ritornare in valle e cambiare completamente vita?
«E' successo durante gli studi: un corso di laurea in Geografia Umana sul tema del turismo sostenibile mi ha fatto scattare una delle tante scintille che mi hanno portata ad una maggiore consapevolezza di me e di ciò che volevo fare nella vita. Poi ho incontrato il mio compagno Fabrizio, che già lavorava come pastore nelle malghe durante le stagioni estive. Quell'incontro ha dato il "la" per un importante progetto di vita insieme che permettesse anche alla coppia di vivere una vita più frugale e autentica, in sintonia con la natura ma allo stesso tempo anche stimolante e creativa.
Molto importante è stata inoltre l'esperienza di servizio civile presso il Museo degli usi e costumi di S. Michele dove ho avuto l'opportunità di partecipare a un progetto sul tema del paesaggio di ieri e di oggi. Questo mi ha dato la possibilità di scoprire com'era la vita contadina di un tempo, attraverso la ricostruzione degli ambienti del passato e la conoscenza della vita contadina prima dell'avvento della moderna tecnologia».
Quindi ha iniziato a seguire Fabrizio per alcune estati nella gestione di alcune malghe locali?
«Sì, lui pastore, io casara. Un'esperienza di totale simbiosi con la natura che ha fatto crescere ancora di più la volontà di coronare il nostro sogno. Dopo qualche anno di riflessioni finalmente abbiamo raggiunto il nostro principale obiettivo e abbiamo costruito una piccola stalla in mezzo al bosco con 11 bovini sempre in libertà e un mini caseificio nel quale posso dare sfogo alla mia creatività».
Che cosa produce?
«Yogurt colato, formaggio nostrano di malga, caciotte, formaggi a crosta fiorita, tosella, robiole e ricotta fresca e affumicata. Il tutto realizzato partendo da una materia prima di qualità che le nostre mucche ogni giorno ci donano. Per noi è fondamentale il benessere dei nostri animali, e questa filosofia caratterizza sia la nostra stalla sia le stagioni dell'alpeggio. Partire da un grande rispetto e cura degli animali per noi è fondamentale e questo si trasmette anche attraverso l'identità dei nostri prodotti. Sono stati proprio l'amore per la natura e per gli animali a spingermi a fare questa scelta, una scelta di vita ancora prima che economica».
Ci parla del mini caseificio?
«E' stato realizzato nel 2016, si trova a "Spinazzeda", uno dei rioni più antichi di Cles, in pieno centro storico. E' stato ricavato da una piccola stalla di proprietà della famiglia di Fabrizio, dove il nonno teneva i vitellini. Attraversando un breve tratto di porticato che costeggia delle vecchie cantine si raggiunge il cortile del caseificio dove è possibile acquistare direttamente i nostri prodotti. Il lato positivo della vendita diretta è che si crea un rapporto di amicizia con le persone che si sentono coinvolte su quanto accade all'interno di questa piccola realtà agricola. I loro giudizi poi diventano importanti per migliorarsi ogni giorno».
Progetti per il futuro?
«Vorremmo integrare la "grande famiglia" con qualche decina di galline per avere uova fresche tutti i giorni e delle capre per soddisfare una clientela più di nicchia, inoltre l'idea è quella di proporre i salumi prodotti con i nostri maiali. Ma in futuro ci piacerebbe anche fare della didattica per diffondere la conoscenza di questo magnifico universo degli animali e della montagna, coinvolgendo gli ospiti, soprattutto bambini, in una serie attività che possano trasmetterne tradizioni e segreti».

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