«Pesticidi, il Trentino resta fra gli ultimi nel bio»: nuovo appello alla Provincia

Pesticidi, caso in Provincia. Degasperi: «Prendiamo esempio dalla Svizzera»

Il caso del biologico finisce in consiglio provinciale. Nei giorni scorsi abbiamo parlato dello "scontro" a distanza tra i vertici di Melinda e il Comitato Difesa della Salute della Val di Non. Dalle pagine del nostro giornale Paolo Gerevini , direttore del consorzio ortofrutticolo, anticipando in parte i risultati di una stagione decisamente buona, ha detto che il mercato del bio non potrà raggiungere mai quota 50%.

L'analisi non è piaciuta al gruppo di cittadini che da anni si batte contro l'utilizzo di pesticidi in agricoltura, evidenziando i danni per salute e ambiente.

Sulla questione ora interviene anche il consigliere provinciale di Onda Civica Filippo Degasperi , che ha presentato un'interrogazione: «Mentre le firme per il referendum propositivo volto a trasformare la nostra Provincia in un biodistretto superano abbondantemente il minimo richiesto per l'ammissibilità, raggiungendo quota 12.848 i dati del Ministero delle politiche agricole sullo stato dell'agricoltura biologica in Italia, posizionano il Trentino all'ultimo posto, con solo il 4,1% della superficie coltivato a biologico».

Degasperi evidenzia la chiara volontà dei cittadini: si vuole la conversione dell'agricoltura tradizionale in una gestione più sana ed ecosostenibile. «I prodotti biologici, non andando incontro a processi di maturazione forzata attraverso l'utilizzo di fertilizzanti aggressivi, non espongono l'organismo di chi li consuma a tossine e sostanze nocive, garantiscono la provenienza delle materie prime che, spesso, tutelano allo stesso tempo anche le piccole realtà agricole; favoriscono la biodiversità, mentre tendenzialmente le coltivazioni tradizionali prediligono la monocoltura; prevedendo limitatissimi utilizzi di sostanze chimiche, adottano delle tecniche di fertilizzazione dei terreni e di protezione dei campi sono ecosostenibili; garantiscono maggiore libertà e redditività ai coltivatori; permettono di salvaguardare il patrimonio comune».

E poi cita il «caso svizzero» portato all'attenzione della cronaca proprio dal CdS Val di Non: «La Valposchiavo è una valle svizzera - situata nel Cantone dei Grigioni, tra l'Engadina e la Lombardia - che ha avviato un progetto volto a convertire, nel giro di due anni, tutto il suo territorio all'agricoltura biologica: il progetto 100% Bio Valposchiavo. Attualmente già oltre il 90% degli agricoltori ha aderito al biologico, cosa che rende questa regione unica al mondo. Il Trentino, tenuto conto della presenza sul proprio territorio di un'agricoltura avanzata, di istituti di ricerca di caratura internazionale e di una istituzione forte che governa il territorio e che può efficacemente indirizzare le strategie di crescita, potrebbe facilmente puntare ad una posizione più decorosa nella classifica nazionale del biologico».

Questione annosa, quella dell'agricoltura intensiva in Trentino. E gli appelli dei movimenti ambientalisti alle giunte di centro sinistra autonomista (governatori Lorenzo Dellai e Ugo Rossi ) sono sempre caduti nel vuoto. Ora al governo c'è il centrodestra e Degasperi chiede alla giunta guidata dal governatore leghista Maurizio Fugatti di avviare un tavolo di confronto con le organizzazioni degli agricoltori e gli enti di ricerca per individuare modalità e tempistiche che indirizzi le scelte necessarie a migliorare la posizione del Trentino nella classifica nazionale delle superfici dedicate al biologico; di avviare un approfondimento sul progetto della Valposchiavo, verificandone, con la competente commissione consiliare la riproducibilità sul nostro territorio».

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