Franco Panizza scende in campo candidato sindaco a Campodenno "Sgarbi lo sa, è entusiasta"

A volte ritornano e ritornano per restare. Lo abbiamo scritto nei giorni scorsi ma ora è ufficiale: Franco Panizza si candida alla carica di sindaco di Campodenno. Sfida così il primo cittadino uscente, in lizza per un terzo mandato, Daniele Biada. «La verità - dice l’uomo di vertice del Partito autonomista - io da Campodenno non me ne sono mai andato. Ci vivo, ci faccio politica, non da oggi». Come dire che il progetto amministrativo alternativo all’attuale maggioranza esiste da tempo ed è stato espresso dall’opposizione: una minoranza che il 3 maggio conta di conquistare il municipio.
Panizza, con la lista civica «ViviAmo la Comunità», affila le armi. Al suo fianco ci sarà l’ex campionessa mondiale juniores di ciclismo Rossella Callovi. Nella squadra ci sono anche esponenti dell’attuale minoranza: Gianluca Dal Rì e Marcello Cattani. Panizza spiega che la lista è piena «zeppa di giovani» e che il problema «semmai ora è di trovare qualche persona più avanti con gli anni, che possa dare risposte alle questioni della terza età».
Oggi «braccio destro in terra trentina» del presidente del Mart Vittorio Sgarbi, Panizza spiega che in caso di vittoria metterà in campo «competenze e contatti» per rilanciare il territorio, a partire da Castel Belasi. Classe 1959, ex senatore, ex assessore provinciale alla cultura, ex consigliere comunale a Campodenno, ex consigliere comprensoriale, ex braccio destro di Franco Tretter, ex segretario politico del Patt, oggi presidente del partito, dice di volersi spendere per il suo paese e che questa sarà la sua «esperienza amministrativa conclusiva». «Siamo un gruppo aperto. Chi ha idee e proposte, può parlare con noi. Ogni lunedì si riunisce il “gruppo del programma”, coordinato dal consigliere Fabrizio Zanoni. Noi siamo un bel gruppo, vogliamo che cambiare le cose».
Panizza, finalmente ufficializza ciò che abbiamo già scritto.
«Mi hanno chiesto di candidarmi. Ho deciso martedì. Ci ho pensato, ho detto sì, perché voglio mettere a disposizione le mie conoscenze e la mia esperienza».
Se eletto, dovrà dire addio al ruolo al Mart?
«No, perché?» Per l’impegno che comporta la carica di sindaco.
«Potrò ridurre il mio impegno al Mart, ma chi mi conosce sa che la mia giornata di lavoro non dura mai meno di 12 ore. Il mio cellulare è sempre acceso. Casa mia è aperta e chi ha da propormi iniziative sa che sono sempre disponibile».
Sgarbi cosa le ha detto quando gli ha comunicato il suo desiderio di candidarsi alla carica di sindaco di Campodenno?
«È entusiasta. Lui è un professionista che ha più ruoli in Italia. Quando gliel’ho comunicato mi ha detto: “Ottimo! Eccezionale! Favoloso!” Sa che qualsiasi cosa io faccia non faccio venire meno la mia produttività, anzi».
Quando gliel’ha detto?
«Circa un mese fa. Mi ha anche detto che è una buona cosa, “visto che a Campodenno c’è anche il castello”. Lui è fatto così».
Il riferimento è a Castel Belasi. Il suo rilancio fa parte del vostro programma?
«Certo. La ristrutturazione di Castel Belasi porta la firma dell’amministrazione del sindaco Mariano Maines, quindi del mio gruppo a Campodenno. Tutto il denaro speso finora, a parte il contributo del Bim, viene dalla Provincia, dove io sono stato assessore alla cultura, che ha creduto nel progetto. Il denaro impegnato entro il 2010 è dell’amministrazione Maines. Parliamo di tre lotti da 1,8 - 2 milioni. Un milioni viene dai Beni culturali della Provincia. Poi c’è un quarto lotto finanziato e appaltabile, che - quello sì - porta la firma di Biada. Resta tutta la parte legata alla creazione di ristorante e ricettivo (un garnì o un albergo). Noi ci crediamo veramente».
Parlando di Castel Belasi, Biada potrebbe dire cose simili.
«Sì, con la differenza che c’è una storia molto chiara. E la storia dice chi si è impegnato per far rivivere Castel Belasi. Anche la parte su ristorazione e garnì era stata pensata dall’amministrazione Maines. Il punto è che Castel Belasi deve restare aperto tutto l’anno. Una parte può essere gestita dal Comune, ma poi c’è una parte che può essere affidata a privati. Per il castello coinvolgeremo tutte le istituzioni, a cominciare dalle Apt».
Castello a parte, quale è la priorità per Campodenno?
«Serve una comunità unita, che venga coinvolta di più nelle decisioni».
Non è stato così con l’amministrazione Biada?
«No. Ci sono lavori che sono stati calati dall’alto senza sentire il parere e magari le idee della gente. Sul territorio abbiamo fior di professionisti, studi tecnici e artigiani, che possono dare un grande contributo».
Quali sono le opere che non avrebbero visto il coinvolgimento della gente?
«Penso al parcheggio-piazza in paese. Non c’è stato alcun confronto pubblico. Poi penso al marciapiede lungo la strada provinciale. Tutte opere importanti, ma se non ascolti la gente rischi di vedertele contestate e rischi di creare malcontento. Le soluzioni migliori a volte sono a portata di mano. Bisogna avere il coraggio di sentire l’opinione delle persone. Questa è la democrazia».
Nella vostra lista ci sarà anche la ciclista Rossella Callovi. Potrebbe avere un assessorato?
«È presto per parlarne. Rossella Callovi ha dato la sua disponibilità».
Lei si candida alla carica di sindaco, ma fra qualche anno potrebbe essere corteggiato per una qualche carica elettiva.
«Quando prendo un impegno lo porto avanti. Se verrò eletto sindaco ci sarò per tutta la legislatura».
Nel 1995 venne eletto in consiglio comunale, ma nel 1998 si candidò alle Provinciali.
«È una cosa diversa. Allora lo dissi chiaramente prima di candidarmi, infatti rifiutai la carica di assessore e vicesindaco. Questa volta è diverso. Mi candido alla carica di sindaco per fare il sindaco, per mettere a disposizione tutte le mie risorse, a partire dai contatti con Roma e Trento, per tutta la legislatura».
Che critiche muove a Biada?
«Il Comune si è autoisolato. Bisogna dialogare con gli altri sindaci, con la Provincia, con la Comunità di valle. Alcuni servizi sono sovracomunali. Penso all’importanza di strutture per gli anziani e per i giovani. Sul territorio abbiamo il Comitato anziani e pensionati. E poi c’è il gruppo “Putei de Ciamp”. Bisogna pensare alle risposte da dare. Ci sono anziani soli e non autosufficienti. Dobbiamo pensare a residenze protette. Poi c’è bisogno di strutture per bambini (asilo), che rimangano aperti anche dopo le 16. Infine penso ad una sala teatro per proiezioni e a una palestra, ma dobbiamo ragionare in maniera sovracomunale».

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