Noce, il Comune di Peio non potrà fare la centrale

di Giorgia Cardini

Lo sfruttamento delle acque dell'alto Noce a fini idroelettrici è incompatibile con la fruibilità del corso d'acqua per gli sport acquatici, con la funzionalità idrici del torrente, con la sua valenza paesaggistica e ambientale: quello negativo rilasciato il 21 gennaio dal Servizio gestione risorse idriche ed energetiche della Provincia (Aprie) è un parere che non lascia alcun spazio al Comune di Peio, che il 24 aprile 2018 aveva presentato l'istanza per poter derivare dal fiume Noce, alla quota di 1109 metri, nel comune catastale di Celedizzo, la portata di 4.000 litri al secondo massimi e 1.500 l/s medi per produrre, su un salto di 130,70 metri, una potenza nominale di 1922,06 kW.

In concorrenza con quella presentata dal Comune, il Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado Val di Non aveva poi depositato una domanda per portare acqua ai meleti nonesi, su cui la valutazione finale non è ancora stata espressa: teoricamente, visti i motivi ostativi rispetto a quella presentata dal Comune di Peio, anche il Cmf dovrebbe andare incontro a un secco "no", ma il Servizio Agricoltura - esprimendosi sul progetto comunale - ha fatto presente «l'opportunità di imporre un'eventuale riserva ad uso irriguo» precisando, a fronte delle osservazioni del Comune, che «che è allo studio l'interconnessione dei sistemi irrigui finalizzata alla razionalizzazione dell'uso della risorsa idrica con la Val di Non. La complessità del progetto di razionalizzazione, e delle sue soluzioni, dell'irriguo della Val di Non è ancora in fase di valutazione: allo stato attuale pertanto si ritiene prudenziale e necessario considerare tutte le possibili soluzioni portate sul tavolo di studio sino ad una decisione che ne condivida una e blocchi le restanti».

Insomma, ed eventualmente, l'uso irriguo dovrebbe avere la meglio su quello idroelettrico: che è stato bocciato, come detto, sostanzialmente perché il Servizio Turismo e sport ha espresso «parere negativo in quanto la tratta sottesa è attualmente interessata da attività di canoa e kayak, anche se con difficoltà molto elevate, e proprio in considerazione di questo la riduzione di portata causata dalla realizzazione dell'impianto in oggetto inciderebbe negativamente sulla fruibilità del corso d'acqua per la pratica degli sport acquatici» mentre il "no" del Servizio Bacini montani è arrivato «in quanto la funzionalità del corso d'acqua risulta compromessa per restrizione e modificazione dell'alveo (modifica argini torrente in corrispondenza opera di presa, paratoia a ventola e vasca dissabbiatore in parte su p.f. demaniale). Inoltre si evidenziano le forti criticità legate all'esecutività delle opere connesse alla derivazione, in maniera particolare riguardo al percorso della condotta forzata».

Pareri che si configurano come motivi ostativi alla prosecuzione dell'iter di valutazione della domanda, alla luce delle norme di attuazione del Piano di Tutela delle acque. Ma altre criticità sono poi emerse in Conferenza dei servizi da parte del Servizio urbanistica e tutela del paesaggio che ha confermato «un prevalente interesse paesaggistico incompatibile con la derivazione richiesta», del Servizio foreste e fauna per possibili inquinamenti, dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente per un netto peggioramento delle condizioni del torrente registrate a valle della centrale Hde di Cogolo.

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