A 80 anni vince la sua battaglia Caccia possibile nella Rodeza

Mario Magnani (solo omonimo dell'ex assessore provinciale) ha vinto la sua battaglia. Potrà tornare a cacciare nell'area della Rodeza, appartenente territorialmente a Tres, ma che nel 1948 era stata concessa alla riserva di caccia di Taio. «Una questione di principio», afferma Magnani, ormai prossimo agli 80. «A caccia non vado quasi più, ma ho voluto andare fino in fondo. Ho presentato tre ricorsi gerarchici, prima all'ente gestore della caccia (la Federazione), poi alla Provincia, infine al Tar, che nel 2009 ha accolto il mio ricorso. La Provincia però aveva emanato un decreto di urgenza, ricorrendo al Consiglio di Stato. A distanza di 10 anni, anche in questa sede mi è stata data ragione».

Come detto, l'area della Rodeza un tempo era territorio di caccia per le doppiette di Taio. Nel 1948 era stato emesso un Decreto Prefettizio sulla nuova riserva Rodeza, dove potevano esercitare la caccia, in esclusiva, i cacciatori di Taio; che godevano di due riserve, quella a valle, e quella in oggetto, a monte. Cosa che avviene altrove: a Flavon con l'Alpe Flavona, Nanno con l'Alpe Nana, Cis con la Bordolona, ricorda Magnani. La differenza è che Taio non gode di un territorio montano; l'unico era appunto quello della Rodeza. La riserva a valle è pressoché impraticabile; tanto che dagli oltre 40 cacciatori di un tempo ora se ne contano solo una dozzina, perché la "riserva" a valle è molto urbanizzata, ci sono la strada statale, la ferrovia, la discarica di Iscle.

«Cacciare lì è pericoloso - commenta Magnani - Non c'è spazio libero». Però nel 1964 la Rodeza diventa catasto amministrativo di Tres, che amplia la sua riserva e non concede alcuna possibilità ai "colleghi" di Taio. Una delle motivazioni è che se andassero lì a sparare anche i cacciatori di Taio, ci sarebbe eccessivo affollamento; ma ? ricorda Magnani ? lì in realtà potevano cacciare solo quelli di Taio. Che tentano di riavere quel polmone a monte; l'occasione è la nascita della discarica di Iscle (lungo il Noce, nella riserva di Taio?): con i politici d'epoca viene strappata la promessa, si sarebbero impegnati per riconsegnare la Rodeza a Taio. Il Corpo Forestale aveva intrapreso uno studio in merito, ma poi tutto era rimasto nei cassetti di qualche ufficio provinciale, la promessa era rimasta tale.

Quindi, i ricorsi; ed il Tar dà ragione a Magnani, ma la Provincia ricorre al Consiglio di Stato. Finalmente, a 10 anni di distanza, il Consiglio, sezione Quinta, presieduto dal giudice Fabio Franconiero e composto da altri quattro giudici, scrive la parola fine, respingendo l'appello della Provincia di Trento. La bocciatura verte sostanzialmente sull'articolo 23 della legge in materia (dicembre 1991), dove vengono individuate tre categorie di cacciatori: di diritto, aggregati e con permessi d'ospite, ma anche «che ha diritto ad essere qualificato cacciatore di diritto di una riserva colui che vi abbia esercitato la caccia per almeno tre anni consecutivi»: nel caso di specie, «al cacciatore di diritto, su richiesta, deve essere rilasciato da parte dell'ente gestore della riserva il permesso annuale per l'esercizio venatoria nella riserva». Il Consiglio di Stato afferma che «è incontestato da parte della stessa appellante (la Provincia) che il Magnani abbia esercitato l'attività venatoria (alla Rodeza) in posizione assimilabile alla figura di aggregato, dal 1976 al 1992, per due giorni in settimana con regolare permesso. Sottolineando le tesi della Provincia (imposizione dell'esercizio della caccia su un'intera riserva, e che venga impedito su una zona limitata e circoscritta della stessa), il Consiglio di Stato afferma che «non rileva l'assenza di specifiche previsioni regolamentari, essendo la stessa legge provinciale a contemplare tale possibilità». Per queste, ed altre considerazioni, l'appello della Provincia è stato respinto.

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