Madsen, icona di Tarantino al Tonale per girare un film: «Forse ho sangue italiano» - VIDEO

di Andrea Tomasi

«Credo di avere sangue italiano. La mia bisnonna disse a mia nonna di non sapere con certezza chi fosse suo padre. Ed è possibile che fosse italiano». Michael Madsen ride, si siede al tavolo del bar dell’Hotel Cielo Blu al Passo del Tonale.

L’attore americano - icona del regista Quentin Tarantino (lo abbiamo visto in Le Iene, Kill Bill e The Hateful Eight), camicia, gilet di pelle, jeans e stivali da cowboy - chiede del vino. Gli propongono del Teroldego ma lui declina l’invito: «Amico, il vino rosso mi fa venire mal di testa. Hai del white wine? Vino blanco». Aldo Stablum - titolare dell’albergo che in questi giorni è diventato un set cinematografico (Carlo Fusco sta girando il suo nuovo film «Dirty Fears») - gli dice che di bianco non ce n’è. «Prendiamo il mio - risponde Madsen -. Ne ho nel sedile posteriore della macchina».

La star hollywodiana è arrivata venerdì al Tonale, accompagnata dal suo manager. L’autista lo ha portato dalla Svizzera al Trentino. «Tutta una tirata. Sono un po’ stanco». Nell’albergo di Aldo Stablum - che mette a disposizione stanze e cucina - le luci del set sono in posizione. Madsen interpreta uno psichiatra, che ha già avuto a che fare con lo psicopatico killer seriale, protagonista del thriller, l’attore albanese Sokol Martini, che ultimamente fa solo parti da folle.

Insieme a Madsen recita anche Eric Roberts, già candidato ai Golden Globe e agli Oscar, fratello di Julia Roberts. Lui è già tornato negli Usa (le riprese del film di Fusco dureranno fino a fine mese) e ora è la volta di Madsen, che i fans del cinema di Tarantino conoscono con il nome dei suoi personaggi: Mr. Blonde de «Le Iene», il cattivo Budd (ucciso dal Black Mamba) di «Kill Bill» e Joe Gage di «The Hateful Eight» (ma nella sua filmografia ci sono anche «Getaway» e «Donnie Brasco» con Al Pacino e Johnny Depp).

Madsen non è alla sua prima pellicola con il regista italiano Carlo Fusco. «Con lui si lavora bene, in un clima familiare, è un bravo ragazzo e poi è italiano» ci dice. E ritorniamo alla bisnonna... In questi giorni il set in realtà è stato un po’ agitato, perché una delle attrici, Carolina Rabaiatti, ha litigato col regista, che è produttore e sceneggiatore. «Non mi è mai capitato di litigare in questo modo - racconta Fusco -. Non seguiva le indicazioni e ad un certo punto ha iniziato ad insultare. Ho dovuto allontanarla. Abbiamo dovuto chiamare i carabinieri. Peccato. Taglieremo le sue scene». «E peccato - commenta l’attrice protagonista (e compagna di Fusco) Ieva Lykos - perché tutto il cast (una decina di attori e attrici) era pronto per girare. Siamo professionisti e non si può far perdere tempo». Nell’albergo si lavora spesso fino alle prime luci del mattino. «Il vantaggio - racconta Sokol Martini - è che quasi tutte le scene (fatta eccezione per alcune esterne dove sono stati usati anche i droni) le facciamo in questo albergo».

Tutto reso possibile da Aldo Stablum, che nel film ha una piccola parte («Interpreto un venditore ambulante che gira con la carrozza e che incontra il serial killer»). Ed è stato Stablum, ieri pomeriggio, a portare il vino bianco a Michael Madsen. Vino bianco prodotto in Abruzzo, dove l’attore, nato a Chicago nel 1957, ha un’abitazione. «Ho una piccola casa nel paese di Fallo (Chieti) - ci dice -. Là mi piace molto. Alla casa devo fare dei lavori: una scala di collegamento tra due piani e poi devo sistemare il soffitto». Capelli nero corvino, occhiali da sole che toglie solo per leggere i messaggi sul suo smartphone, Mr. Blonde spiega di amare l’Italia e di apprezzare molto anche il Trentino. «Assomiglia all’Abruzzo. Mi piace ed è molto meglio della Svizzera (ride). È esattamente come me lo aspettavo».

Madsen ha lavorato con Fusco in «Kidnapped in Romania». «Con lui si improvvisa. Si lavora molto bene». Fusco ha introdotto un suo metodo (l’«Outlaw 19», in cui l’improvvisazione in tempi ben definiti è una delle 15 regole), oggetto di studio nel cinema indipendente.

Ma torniamo a Madsen, che con il suo contributo dà una bella spinta a questo film che vuole avere una visibilità che va oltre i confini italiani. L’attore, mentre sorseggia il suo vino, discute di stivali da cowboy con Stablum. Il titolare dell’Hotel Cielo Blu estrae i suoi. L’americano li ammira e butta lì: «Me li vendi?». Poi si parla di Tarantino: «Con lui si lavora molto bene. Lo capisco e lui capisce me. Non deve dirmi molto perché io, in qualche modo, so già cosa vuole da me». Il ruolo di icona tarantiniana sta stretto? «Icona? Forse lo sono, forse no». Tarantino l’ha portato al grande pubblico. Gli deve molto? «Le Iene mi hanno lanciato nella carriera. Io gli sono riconoscente». Piccola pausa: «E lui è riconoscente a me».

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