Sulla Statale della Mendola stop a camion e pullman e in valle sale la protesta

 Se i soldi sono una panacea, un rimedio buono per quasi tutti i mali, i due milioni di euro spesi recentemente dalla Provincia autonoma di Bolzano per mettere in sicurezza la strada statale 42 che porta a Passo Mendola, si stanno rivelando... un placebo.
A sostenerlo, in una conferenza stampa tenuta in municipio a Cavareno, sono stati ieri i sindaci di Ruffrè Mendola Donato Seppi, di Romeno Giorgio Fattor, il vicesindaco di Ronzone Sergio Bruni e i titolari di tre ditte di trasporti turistici: la Erika Tours di Fondo, la Genziana Viaggi di Sarnonico e la Alessio Viaggi di Ronzone.

Tutti uniti dalla preoccupazione che l’Alta Val di Non e le imprese turistiche e di viaggi vengano danneggiate dal provvedimento emanato dall’amministrazione altoatesina, che vieta il transito lungo la strada che unisce Caldaro al valico ai mezzi lunghi oltre 9 metri e/o di massa superiore alle 19 tonnellate.

«Un provvedimento emanato al termine del collaudo delle opere realizzate in località Roccette tra il 2017 e il 2018 - ha spiegato Donato Seppi - che ha evidenziato come, in alcuni tratti, l’incrocio tra un mezzo di grandi dimensioni e uno normale sia difficoltoso se non pericoloso».
Non che la strada della Mendola prima della posa di paramassi e paravalanghe, e del rifacimento di una serie di opere in località Roccette, fosse più larga: ma, come ha detto Seppi, il nuovo collaudo ha reso necessario applicare le regole vigenti per la circolazione. Di qui, la limitazione in vigore.

«La relazione tecnica giustifica il provvedimento - è stato spiegato - ma l’Alta Val di Non così rischia di essere tagliata fuori dai passaggi di migliaia di pullman turistici all’anno e le imprese di viaggi che qui operano rischiano un enorme danno, anche dovuto al fatto che per recarsi a Bolzano dovranno fare il giro da Mezzolombardo».
Identificato il male, qual è la cura? La proposta dei sindaci, avanzata ieri mattina, è che la Provincia di Bolzano e quella di Trento si mettano d’accordo per realizzare un impianto semaforico intelligente, 2.0 come amano dire gli amanti delle tecnologie: «Un impianto che riconosca a distanza un mezzo lungo oltre 9 metri - è stato spiegato - e faccia scattare il senso unico alternato nella località interessata, evitando il rischio di incrocio tra veicoli. Questo permetterebbe il transito a corriere e camion senza problemi e senza creare lunghe code».
Il costo del sistema (che utilizza dei sensori per la rilevazione del peso e della lunghezza dei mezzi) è stato quantificato intorno ai 200 mila euro: soldi che per il sindaco di Ruffrè Mendola «la Provincia di Bolzano non vorrebbe spendere», anche se il primo cittadino ammette di non essersi confrontato direttamente con l’assessore di riferimento. «Ma so che è così», dice: di qui, la richiesta di aiuto rivolta ieri alla Provincia di Trento perché si faccia parte attiva nella ricerca di una soluzione.
Il problema non è comunque l’unico: sempre ieri è stato fatto presente che i lavori alle Roccette non hanno scongiurato il pericolo di slavine all’altezza del ponticello che supera la val Tumor (un nome che è un programma), con conseguente chiusura sotto il Penegal: «Se viene un metro di neve, lì la strada deve essere chiusa fino al disgelo - è stato detto -. Solo un nuovo ponte che bypassi la zona può evitarlo». Un’opera nuova, il cui costo è stato quantificato in 2 milioni: e questi, chi li metterà sul tavolo? G. Car.

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