Il ginecologo se ne va, la Provincia gli fa causa

Si era iscritto alla scuola di specializzazione in ginecologia e ostetricia dell’Università degli studi di Verona con contratto di formazione specialistica finanziato dalla Provincia di Trento. Per beneficiare di questo contratto il medico aveva sottoscritto una dichiarazione sostitutiva indirizzata alla Provincia, con la quale si impegnava, conseguita la specializzazione, a collaborare con l’Azienda sanitaria per due anni.

Vista la carenza di ginecologi, per l’Azienda sanitaria ogni nuovo specializzando che entra in servizio è infatti una «manna» dal cielo. Peccato per Provincia e Azienda, però, che dopo appena poco più di mese di servizio all’ospedale di Cles con un contratto di libera professione di un anno, il medico abbia comunicato il recesso dall’incarico per andare a ricoprire un posto a tempo inderminato in un ospedale del Veronese.

La Provincia, per questa scelta, gli ha mandato il conto: 64.534 euro. Il professionista, difeso dall’avvocato Maria Cristina Osele, ha fatto ricorso al Tar che ha accolto la domanda cautelare sospendendo l’efficacia della determinazione del dirigente del servizio politiche sanitaria per la non autosufficienza della Provincia che aveva inviato il conto al medico. Nel ricorso il medico e l’avvocato hanno sostenuto che il contratto di formazione specialistica sottoscritto nel luglio 2012 non prevedeva l’obbligo di collaborare nel servizio sanitario provinciale per un periodo fino a due anni, e «che l’obbligo suddetto, dovendo essere previsto nel contratto, non può derivare dalla dichiarazione resa dall’interessato».

Ora si attende che il Tribunale amministrativo si pronunci nel merito. Sicuramente questa è comunque una causa amministrativa che dovrà far riflettere anche l’Azienda del fatto che se al professionista fosse stato garantito un contratto diverso e in una sede diversa probabilmente non se ne sarebbe andato così presto.

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