"Senza Dolomiti Camping Village soffrirà Dimaro e tutta la valle"

Quelle del Dolomiti Camping Village sono state tra le prime strutture a essere valutate all’interno durante i sopralluoghi effettuati a Dimaro, nella zona del disastro, dagli ingegneri della Provincia. I danni sono incalcolabili, forse ancor più ingenti di quanto stimato a prima vista dal titolare Livio Valentini, che, nei giorni immediatamente dopo la catastrofe, li aveva quantificati in cinque e o sei milioni di euro.
Il colpo inferto dal maltempo e dalla frana di lunedì sera è infatti di quelli durissimi, che non si limitano agli immobili. Ai danni materiali, legati allo stato degli edifici e alle infrastrutture, si sommano quelli direttamente connessi all’attività economica. Difficilmente il campeggio potrà riaprire in tempi brevi, con conseguenze che si ripercuoteranno inevitabilmente anche sull’occupazione e sull’indotto non solo della località, ma dell’intera Val di Sole. Struttura d’eccellenza, tra le prime in Italia e a livello europeo, premiato con numerosi riconoscimenti (l’ultimo ottenuto solo qualche mese fa), il camping di Dimaro ogni estate, impiegava almeno 67 persone, chi con contratti a tempo determinato e chi con contratti a tempo determinato e stagionali: 21 lavoravano solo al campeggio, 32 al centro rafting e altre 14 circa al ristorante pizzeria. Molti anche gli addetti occupati nella stagione invernale: 14 dipendenti al campeggio e una decina al ristorante.
Il turismo solandro, inoltre, grazie all’azienda di Livio Valentini registrava oltre 60-65 mila presenze all’anno (solo al campeggio) con turisti provenienti da tutta Europa, in particolare dall’Olanda, che almeno per un po’ verranno a mancare. Quasi i due terzi delle presenze si ottenevano in estate ma, spiega Valentini, «anche l’inverno era in crescita». 
A queste si aggiungono le oltre 20 mila presenze estive legate all’offerta e ai servizi come il rafting e la canoa. Il tutto per un giro d’affari, tra ricavi aziendali diretti e indotto sulle altre attività economiche della località, che Valentini calcola in un valore superiore ai 7,5 milioni di euro. «Dal punto di vista turistico, il campeggio riusciva a creare un ottimo indotto – commenta Valentini -. I nostri ospiti non rimangono chiusi nella struttura, ma vivono il paese, andando a fare la spesa al supermercato, frequentano i negozi, si fermano in gelateria… 
In generale, gli studi fatti dimostrano come il turista, che sceglie per la sua vacanza il campeggio, sul territorio spenda almeno tre volte tanto rispetto al costo pagato alla struttura. Per fare un esempio, se paga 20 euro al giorno al campeggio, ne spenderà almeno 60 al giorno per altri servizi, esterni alla struttura. 
Sicuramente, a Dimaro, mancherà la nostra attività che portava in valle ospiti e turisti anche in periodi di bassa stagione».

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