A Genova sarà intitolata una piazza al sacerdote di Rumo Modesto Paris

Un anno fa padre Modesto Paris moriva dopo aver combattuto per tre anni la Sla, sclerosi laterale amiotrofica, a cui lui si è sempre riferito in modo scherzoso chiamandola «Slavina», una slavina che secondo le intime parole che gli ha rivolto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova porterà tante vocazioni alla Chiesa.
Ora, la città di Genova ricorda informa istituzionale dedicandogli una piazzetta. Il Municipio Centro Est di Genova infatti patrocinia l’iniziativa volta a scolpire il nome di padre Modesto Paris, già inciso nel cuore di tantissime persone, in un angolo della città di Genova; quella Genova  che lo ha accolto dodicenne e che ha assistito alla sua formazione sacerdotale.
Domenica 14 ottobre alle ore 11.15 sarà celebrata la Messa, presieduta da padre Randy e dai confratelli di padre Modesto, presso la Chiesa S. Nicola di Corso Firenze; seguirà alle ore 12.30 l’inaugurazione della Piazzetta antistante la Chiesa alla presenza delle autorità ecclesiastiche e del Municipio.
Sulla piazzetta sarà dipinto in modo indelebile quell’aquilone che è diventato il simbolo della tenacia e della sofferenza dell’ultimo anno di vita di padre Modesto: quell’aquilone che è riuscito a volare alto nel cielo solo grazie al vento contrario.
Padre Modesto rappresenta per Genova, per le associazioni che ha fondato in giro per l’Italia e per il mondo, per le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, l’esempio di un lottatore indomito che ha sempre cercato di far valere le sue idee improntate ad una Chiesa viva, aperta e vicina a chi è più lontano, ad una Chiesa, come spesso amava ripetere, «che deve uscire dalle sacrestie e scendere in piazza in mezzo alla gente». Questa iniziativa non è solo di Genova ma di tutti  gli amici di padre Modesto, dal Trentino a Spoleto, che ancora una volta hanno l’occasione per dimostrargli la loro vicinanza pur nella consapevolezza che lui si trova nella «stanza accanto» e per dirgli grazie per tutto quello che ha saputo insegnare e testimoniare con le parole e con i fatti.
Frate agostiniano scalzo, nativo di Rumo, era diventato un simbolo della lotta alla malattia, che gli aveva tolto anche la voce. Ma continuava ugualmente a dir Messa e a predicare attraverso un sintetizzatore vocale. L’ultimo messaggio di padre Paris, scritto sulla sua lavagnetta elettronica retta dal fratello Andrea fu il suo testamento spirituale: «Ringrazio il Signore che mi ha regalato questa “Sla?vina”. La mia slavina mi ha detto che oltre non può andare: mi toglierà anche l’ok col pollice, ma non il cuore che batte e gli occhi che dovranno parlare. Soffro per chi mi guarda da povero poveretto. Mai avrei pensato che questo mondo di invalidi vivesse la vita con una pienezza tale da far invidia anche a un calciatore o a uno che dalla sua vita ha avuto tutto ma che poi vede andare tutto in fumo».

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