Il sogno spezzato di Davide «Lui era uno speciale»

di Leonardo Pontalti

È rientrata a Taio nella serata di ieri dalla Valcamonica la salma di Davide Chini, il ventitreenne di Taio rimasto vittima nel tardo pomeriggio di mercoledì di un infortunio nei boschi vicino a Montecampione.

Un viaggio mesto, conclusosi a Casa Anaunia, l’azienda pubblica per il servizio alla persona negli spazi della quale verrà allestita la camera ardente, in vista del funerale di domani, alle 14.30.

Il nulla osta all’affidamento della salma ai familiari ed alla sepoltura è arrivato nella mattinata di ieri, dopo che i carabinieri bresciani hanno ultimato i loro accertamenti, con l’autorità giudiziaria che - in base alle risultanze del lavoro dei militari dell’Arma - ha confermato come la tragedia si sia consumata a seguito di una dinamica che non lascia spazio a incertezze.

Non sono state rilevate anomalie, con le forze dell’ordine che hanno avuto conferma del rispetto di tutte le norme e le accortezze in materia di sicurezza. Davide è stato travolto da un grosso faggio, travolto dalle grosse radici della pianta e venendo così strappato all’affetto dei suoi familiari, amici e dei tanti dai che lo hanno sempre amato e apprezzato. E lo ha strappato ai suoi sogni di ragazzo che a dispetto dell’età aveva la testa sulle spalle e aveva già le sue ambizioni: «Voleva diventare allevatore e ripristinare la stalla dei nonni», ricorda Claudio Valorz, che da sei estati ospitava Davide a malga Juribello, nel parco di Paneveggio.

«Si occupava degli animali con una passione ed una competenza non comuni. Per noi ormai era uno di famiglia, e non poteva che essere così visto il suo carattere ed i tanti momenti trascorsi assieme, anche i pochi momenti di non lavoro. Era un piacere averlo con noi. Era un ragazzo capace, disponibile e che anno dopo anno era sempre più maturo, responsabile e consapevole di quello che voleva fosse il suo futuro. Era arrivato da noi grazie all’Istituto agrario e ricordo che arrivata l’ora della maturità la famiglia avrebbe voluto che continuasse gli studi, anche noi avevamo provato a convincerlo al pari dei genitori. Ma non c’era stato verso, perché Davide sapeva quel che voleva fare». E stava trasformando quelle aspirazioni in traguardi che avrebbe presto raggiunto.

Non potrà più farlo, a causa di un incidente che se l’è portato via in un pomeriggio d’autunno, quando il lavoro che stava curando per la ditta Biasi Legno di Coredo assieme a quattro colleghi, stava ormai per essere ultimato: qualche giorno ancora e il ventitreenne avrebbe fatto ritorno nella sua val di Non.

Resta l’amarezza, l’incredulità. Il dolore che strozza ogni parola in gola non dando spazio neppure ai ricordi più belli, sovrastati in chi aveva condiviso questo percorso, troppo breve, dall’angoscia che porta con sé il pensiero che Davide non sarà più al loro fianco.


 

«ERA SPECIALE NELLA SUA SEMPLICITÀ»

L’amico ed ex compagno di classe Francesco Chini, consigliere comunale di Predaia, lo ricorda come un ragazzo di poche parole, ma sempre con la battuta pronta. «Davide era speciale nella sua semplicità, abbiamo condiviso davvero tanti momenti e riusciva sempre a farmi sorridere. Sono stato in classe con Davide dalla prima media a Taio, fino alla quinta superiore all’Istituto Agrario di San Michele, ma anche dopo la maturità non sono mancati i pomeriggi e le serate trascorsi assieme. In inverno e in primavera ci si trovava parecchie volte al mese e con alcuni amici andavamo anche a trovarlo in malga l’estate. Quando andavamo da lui su verso il Rolle, ci accoglieva con il sorriso, era davvero orgoglioso di fare quel lavoro, in pace, con orgoglio e umiltà». Al termine della quarta superiore Davide aveva iniziato a trascorrere le vacanze estive, da metà giugno a metà settembre, lavorando presso la malga Juribello, nel parco di Paneveggio dove tornava volentieri ogni anno.

«Mi ricordo che era sempre pessimista sui voti, ma poi alla fine se la cavava sempre e alla maturità è uscito con 96 centesimi. In particolare era molto bravo in zootecnia, agronomia ed estimo, che preferiva di gran lunga alle materie umanistiche. Siamo stati compagni di banco per ben cinque anni, tanto da guadagnarci il soprannome “Bikini” da parte dei prof, perché eravamo sempre assieme. Quando a lezione ci si annoiava, arrivava Davide con le riviste di camion e trattori, che teneva nascoste sotto il banco. Noi le sfogliavamo protetti da un muro di libri. Davide non sopportava i computer, che lo innervosivano, ma amava gli animali e mi aveva raccontato del suo sogno di aprire una stalla: voleva farlo proprio a casa, ammodernando l’edificio e recuperando l’attività e la passione del nonno».

Il 26 luglio del 2015, alcuni anni dopo la maturità, Elisabetta Magnoni, una compagna di classe della val di Rabbi, aveva perso la vita in un tragico incidente stradale poco distante da casa. In quell’occasione Davide e i compagni si erano recati in gruppo al funerale per porgere alla famiglia le loro condoglianze e salutarla per l’ultima volta.
«Inutile dire che mi mancherai, insieme ci siamo divertiti tanto, grazie per i bei momenti trascorsi in giro nei campi, per le tante partite a briscola, per le lunghe chiacchierate in tram e per quelle altrettanto lunghe durante i laboratori di chimica. Qualche anno fa, gli avevo regalato due piccole viti che ha piantato a casa sua, quando ci passo davanti guardo sempre se ci sono ancora. Ora – conclude Francesco rivolgendosi al suo amico – quando passerò in via Roma a Taio quelle viti mi faranno pensare a te: un grande amico, un ragazzo semplice e umile, dedito al lavoro, che aiutava sempre la propria famiglia».

La tragedia di Davide ci ricorda come sia importante la prevenzione degli infortuni sul lavoro, perché lavorare è un diritto. Secondo i dati Inail nel 2016 in Italia sono stati 749 i casi di «morti bianche», in calo rispetto all’anno precedente (878 casi), in gran parte padri di famiglia, ma anche giovani ragazzi, che hanno perso la vita sul posto di lavoro.
Il ricordo di Davide rimarrà per sempre nei cuori di chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene, ora sta alla sua famiglia, con l’affetto e la vicinanza della comunità, riuscire a elaborare il lutto e superare questo momento tragico.

Nicolas Chini

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