Una ventina di lavoratori della Tassullo ricevuti in Consiglio provinciale

No a una vendita «spezzatino» e a un’interruzione della procedura di vendita dell’azienda, al fine di non disperdere ulteriormente il capitale societario e ritrovarsi ad un anno di distanza con un’impresa completamente svuotata. 
È quanto ha chiesto una delegazione di venti lavoratori della Tassullo materiali Spa, ricevuta ieri dal presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti e da alcuni dei capigruppo dei partiti di maggioranza e opposizione presso il Palazzo della Regione, a Trento. 
L’incontro è stato promosso da alcuni consiglieri del Patt su iniziativa degli stessi lavoratori, che hanno chiesto un intervento delle istituzioni locali a favore della salvaguardia dell’occupazione attuale e per in vista del saldo dei circa tre milioni di euro complessivi che la società deve ai propri dipendenti in ragione di indennità, contributi previdenziali e straordinari mai pagati. 
L’istanza - accolta da Dorigatti e dai consiglieri Donata Borgonovo Re (Pd), Rodolfo Borga (Civica trentina), Luca Giuliani e Lorenzo Ossanna (Patt), Lorenzo Baratter e Walter Kaswalder (Gruppo misto) - è stata posta in un momento particolare, all’indomani della revoca della sentenza di fallimento da parte dei magistrati della Corte d’appello di Trento e del successivo rigetto della domanda di parte per una sospensione della procedura di liquidazione tramite asta avviata curatore fallimentare.
«Crediamo - ha spiegato l’ingegner <+nero>Massimo Bergamo<+testo>, in rappresentanza dei 45 addetti ancora al lavoro nell’azienda e di alcuni di quelli fuoriusciti nel corso degli ultimi anni (per stato di crisi) - che ora si giochi un momento importante per la società, che ne decreterà il futuro. L’azienda versa in condizioni disperate, con 42 milioni di euro di stato passivo ed un attivo previsto per l’anno di soli sei milioni. L’unica possibilità di sopravvivenza che consideriamo possibile è l’acquisizione dell’intera società da parte di qualcuno interessato ad un investimento sostanzioso, che permetta di dare nuova linfa alla produzione. In questo senso vediamo positivamente la cordata trentina che, nei giorni scorsi, ha presentato una proposta di acquisizione, e ci aspettiamo dal Tribunale una risposta positiva per andare avanti».
Durante l’incontro, si è discusso anche della vendita all’asta dei due settori dell’azienda (realtà produttiva e celle ipogee), considerata dagli stessi dipendenti un rischio consistente per il mantenimento degli attuali livelli di occupazione, e della possibilità di un ingresso della cooperativa Calce, fondata da lavoratori ed ex dipendenti, nella cordata della Miniera San Romedio srl, composta invece da Covi Costruzioni, promotrice dell’iniziativa, che ha il 46,15%, Co.Beton col 15,39%, Isa col 7,69% e Tassullo Investitori (società a sua volta partecipata da altre imprese tra cui Tama e Misconel) col 30,77%. 
In merito a quest’ultima ipotesi, Bergamo si è detto tuttavia dubbioso, mentre Dorigatti ha invitato i lavoratori a dimostrare unità di intenti per favorire l’intermediazione della politica.
All’iniziativa, durata pochi minuti, erano assenti i rappresentanti di Lega Nord del Trentino, Movimento 5 stelle e alcuni membri del Gruppo misto, che, dicendosi comunque vicini ai lavoratori dell’impresa, hanno disertato l’incontro per protesta contro le modalità con cui è stato convocato il confronto, annunciato dai consiglieri del Patt a mezzo stampa.

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