Silvano Nebl, un mondo di luce in una cornice

di Guido Smadelli

Un artista affascinato dal paesaggio della sua valle e ancor più dall’acqua e dalla luce, elementi vitali cui ha dedicato decine di lavori. «Di fronte ad un suo quadro si ha il senso di abbandonare la campagna abitata per inserirsi all’interno di un bosco, in uno spazio remoto dal mediocre brusìo dell’umanità», scriveva di lui il critico d’arte milanese Raffaele De Grada nel gennaio del 1991.

Un anno importante, per il clesiano Silvano Nebl: da poco era entrato a far parte del «Gruppo italiano scrittori di montagna - Accademia di arte e cultura alpina» con cui aveva partecipato a due importanti mostre collettive, a Milano ed a San Vigilio di Marebbe. Ma anche il suo ultimo anno di vita, visto che una malattia lo condusse in breve a fine corsa, il 18 giugno di quello stesso anno: «Una grave malattia porta Silvano in quel mondo fatto di luce che tante volte aveva raffigurato nei suoi quadri».

A venticinque anni di distanza, la figura e l’opera di Silvano Nebl vengono riproposti al Centro culturale d’Anaunia, a Casa de Gentili di Sanzeno, con una mostra intitolata «Silvano Nebl. Ostinata melodia di bellezza», che rimarrà allestita dal 19 novembre al 15 gennaio. Un’esposizione dove troveranno spazio numerose opere di questo che con suoi dipinti ha raffigurato la natura della terra che amava.
Silvano Nebl nasce a Cles, il 5 ottobre 1934. Nonno Egidius è un fotografo; forse anche a quella passione per l’immagine attinge la sua vena creativa, che emerge già da giovanissimo: Silvano aveva solo 12 anni quando realizzò un acquerello raffigurante una chiesetta di montagna.

Negli anni ‘40 a Cles il pittore futurista bolognese Italo Vinti trascorreva il periodo estivo; è lui il primo insegnante di Nebl, che però ancor giovanissimo è colpito dalla morte del padre, Catullo Nebl, e deve dedicarsi alla coltivazione dei terreni di famiglia, prendendosi cura anche della madre Giovanna, in età avanzata e affetta da qualche problema di salute. È però tra queste difficoltà che Silvano trova nella pittura quel rapporto con la natura che diventa momento di pace e riflessione, e pausa dalle fatiche quotidiane.

Per una sua maggior dedizione all’arte bisogna però attendere la fine degli anni ‘50, e solo nel 1968 si presenta al pubblico con una mostra personale, a Palazzo Assessorile. Di lì inizia il suo studio sulla natura e sul paesaggio (è anche presidente del Consorzio Ortofrutticolo Clesiano e della Pro loco), e la sua opera varca i confini provinciali: espone a Modena, a Venezia, a Bologna, a Trieste, per varcare infine i confini nazionali, la sua prima personale estera è a Costanza (Germania) nel 1977, e due anni dopo è la consacrazione con la partecipazione alla mostra «Artisti d’Italia a Parigi», allestita nel municipio della capitale francese.

Nell’80 entra a far parte del gruppo di artisti «La cerchia», e si apre la sua serie di «acque dipinte», dove si rivela forse la massima espressione pittorica di questo artista, con cui ha pieno successo alla Galleria Bolzoni di Milano (1986) e alla mostra allestita assieme al fabbro artista solandro Luciano Zanoni alla «Galerie Claudiana» di Innsbruck.

L’apice del successo si coniuga alla malattia che il 18 giugno 1991 giunge a conclusione, privando della sua presenza la famiglia e il mondo dell’arte. L’anno successivo «La cerchia» gli dedica due esposizioni, a Trento e Cles; dieci anni dopo la Pro cultura-Centro Studi Nonesi organizza una antologica a Palazzo Assessorile. Ora un altro omaggio a Sanzeno, con una mostra che rimarrà visitabile un paio di mesi, per ricordare uno dei più grandi artisti della Val di Non del Novecento, sulla cui figura è attualmente in allestimento il sito (già visitabile) www.silvanonebl.it.

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