Cles, Nicolodi in pensione

Come annunciato alla ripresa della normale attività, dopo lo stop forzato per la chiusura delle sale operatorie, c’è stato il cambio alla guida del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Cles. A sostituire il primario Franco Nicolodi, andato in pensione dopo 38 anni (di cui 23 alla guida del reparto di Cles), a fine settembre è arrivata dall’ospedale S. Chiara di Trento la dottoressa Donatella Biasi. «Mi mancherà la sala parto e l’attività chirurgica - ammette Nicolodi -, ma vado via tranquillo perché lascio il reparto in ottime mani: la dottoressa Biasi è una bravissima professionista e sono consapevole che garantirà la continuità».

"Lascio un reparto che lavora molto bene, con ottimi dati sia sul numero dei cesarei scesi al 15 - 16%, che sul numero dei parti. Tanto che quest’anno come proiezione eravamo lanciati a superare i 500 parti per restare negli standard ministeriali. Poi questa interruzione ci ha danneggiato, creando anche un po’ di sconcerto nella popolazione".

Il numero dei nati è arrivato per ora 347, ma naturalmente ci sono altri tre mesi davanti, in un reparto che richiama partorienti anche da fuori ambito.

"Sono sempre di più le partorienti che vengono anche da fuori distretto perché quello di Cles è un reparto ben strutturato dal punto di vista organizzativo, con anestesista e ginecologo sempre presenti con travagli in fase attiva, e la presenza del pediatra. In più abbiamo questo mandato di garantire l’analgesia a tutte le donne che ne fanno richiesta".

Anche il comfort è migliore. Quello di Cles è un reparto nuovo ristrutturato di recente, con dieci posti letto in cinque stanze, tutte con bagno molto grande.

"Ma è soprattutto nell’assistenza alla partoriente e al bambino che il reparto offre standard elevati - continua Nicolodi - se c’è disponibilità viene garantita l’assistenza ostetrica «one to one» (un’ostetrica si occupa costantemente della paziente in travaglio), e poi viene praticato il rooming in (mamma e bambino nella stessa stanza dopo la nascita) con assistenza continua da parte di puericultrici, infermiere pediatriche e ostetriche".

Come vede il futuro dei punti nascita degli ospedali periferici in Trentino?

"Mi auguro - riponde l'ex primario - che vengano chiariti i programmi per quanto riguarda la gestione dell’ostetricia in provincia, sia rispetto ai progetti aziendali sia alle scelte politiche. La cosa importante è che comunque oggi devono essere garantiti criteri di sicurezza che sono irrinunciabili. Un altro problema è la carenza di ostetriche, perché oggi sono queste le figure professionali deputate a gestire l’ambulatorio della gravidanza fisiologica, come previsto dagli stessi piani aziendali. Ambulatorio che attualmente non è possibile fare, proprio per la mancanza di ostetriche".

Affrontare le emergenze solo con la presenza dell’anestesista e senza il pediatra-neonatologo, come auspica l'assessore alla salute Luca Zeni, secondo lei è possibile? 

"Se il problema è la gestione dell’emergenza neonatale - riponde Nicolodi - degli anestesisti dedicati e addestrati potrebbero anche essere una soluzione, tenendo conto che stiamo parlando di reparti che si occupano di gravidanze fisiologiche, anche se garantire che un parto sia a basso rischio a priori è sempre molto difficile. Per quanto riguarda Cles i trasferimenti urgenti sono molto pochi, questo vuol dire che il filtro viene fatto. Bisogna anche riconoscere che pediatra e neonatologo sono specialisti che non si trovano". 

A Cles, il passaggio di consegne con la dottoressa Biasi c'è già stato. E il saluto ai suoi collaboratori?

"Per i saluti ci incontreremo più avanti - conclude Nicolodi -. Non lascio del tutto, continuerò a fare attività ambulatoriale esterna sia a Trento che a Cles. Questo lo faccio volentieri, mentre è giusto che altri continuino il lavoro in ospedale. Un’ultima cosa: se il reparto ha avuto successo è grazie all’impegno dei  collaboratori fantastici che ho avuto, persone che hanno sempre dimostrato un grandissimo entusiasmo".

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