Castel Belasi, rifugio di un raro pipistrello

di Katia Rizzardi

L’alta torre di Castel Belasi contiene un tesoro prezioso: né oro, né argento, ma alcune unità di «ferro di cavallo maggiore». È il Rhinolophus ferrumequinum, o rinolofo maggiore: un pipistrello, in parole povere, di grande interesse ecologico. L’animale ha scelto Castel Belasi come proprio rifugio riproduttivo: una piccola colonia, infatti, abita nell’antica torre poligonale, costruita in granito.

Il fatto ha suscitato attenzione, perché il chirottero in questione figura tra le specie animali di particolare interesse comunitario, come indicato nella direttiva Habitat, documento su cui si fonda la salvaguardia della biodiversità in Europa. La protezione del rinolofo maggiore è considerata una priorità a livello europeo, tanto da richiedere la designazione di zone speciali, dove il pipistrello possa conservarsi in modo soddisfacente. Come tutti i chirotteri, il ferro di cavallo maggiore si nutre di insetti, offrendo un valido servizio all’uomo: contribuisce, infatti, a mantenere sotto controllo le popolazioni di zanzare e parassiti delle colture. La sua pelliccia è folta e soffice, di colore da marrone chiaro a bruno scuro sul dorso, mentre è color crema sul ventre. Il parco naturale Adamello-Brenta, al cui interno ricade Castel Belasi, ha condotto uno studio sulla presenza e distribuzione dei chirotteri nel proprio territorio: il ferro di cavallo maggiore è risultato essere una specie molto rara e in pericolo. Il vecchio maniero, dunque, custodisce un animale di grande importanza: da qui è nata l’idea di valorizzare, accanto agli aspetti storico-artistici, anche il ruolo ecologico e naturalistico dell’edificio.

Ente Parco e amministrazione di Campodenno hanno contattato Adriano Martinoli, docente presso l’Università dell’Insubria, tra i massimi esperti italiani di chirotteri. «Mi è stato chiesto come poter valorizzare la presenza della colonia di pipistrelli in concomitanza con il ripristino del monumento storico - spiega il professore - Tutti i chirotteri sono oggetto di tutela. In particolare, c’è un forte interesse verso il rinolofo maggiore, una delle 5 specie di rinolofidi presenti in Italia, perché è a rischio di estinzione». Martinoli ha collaborato con il Ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali nella stesura di alcune linee guida per la conservazione dei chirotteri negli edifici storico-monumentali. «È essenziale garantire la presenza dei pipistrelli nei siti storici, evitando al contempo di arrecare danni ai monumenti, per esempio l’accumulo di guano». A detta del professore, la convivenza tra arte e pipistrelli è possibile e vantaggiosa: «Una colonia di chirotteri può essere vista come un nuovo quadro, aggiunto alla collezione artistica dell’edificio. I pipistrelli possono diventare un’attrazione; esistono già realtà virtuose in tal senso». Il Comune di Campodenno è pienamente d’accordo: «La volontà di salvaguardare il pipistrello c’è: si potrebbero ospitare studiosi e scolaresche. Ciò che manca sono i fondi, purtroppo - segnala il vicesindaco Ivano Pezzi- Siamo una piccola realtà, perciò facciamo fatica ad accedere ai fondi europei, che pure sarebbero disponibili e abbondanti. L’Europa, infatti, finanzia di buon grado iniziative come questa, in cui si tutela l’ambiente e si valorizza il patrimonio culturale».

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