Parco dello Stelvio: così la nuova governance

Un modello di gestione delle aree protette che «dall’imposizione passa alla condivisione». È ciò che martedì scorso ha spiegato l’assessore provinciale all’ambiente Mauro Gilmozzi in consiglio provinciale, illustrando ciò che prevede l’intesa con lo Stato, la Regione Lombardia e la Provincia di Bolzano per il futuro modello di gestione del Parco nazionale dello Stelvio.
«La scelta della delega alle Province autonome di Trento e di Bolzano e alla regione Lombardia della piena gestione delle proprie porzioni territoriali del Parco nazionale dello Stelvio - ha detto Gilmozzi - sta alimentando il timore diffuso che la gestione del Parco si indirizzi verso logiche localistiche, in controtendenza rispetto ad una visione ampia e internazionale. Questo passaggio, invece - ha sottolineato -, può costituire l’occasione per rilanciare il Parco dopo l’esperienza certamente negativa del modello consortile. Infatti, il modello proposto si fonda sui principi della responsabilità e della leale collaborazione istituzionale tra i diversi livelli della pubblica amministrazione (statale, regionale, comunale) ed è fondato su una struttura funzionale “a rete”, diretta a perseguire contestualmente l’esigenza di unitarietà e di valorizzazione delle specificità locali. Il tutto all’interno del quadro normativo generale definito dallo Stato».

Il nuovo modello
La struttura «a rete», per la parte trentina almeno inizialmente farà riferimento direttamente alla Provincia con forme di partecipazione per i vari attori del territorio. Il Comitato di coordinamento indicherà le «coordinate» alle quali i tre settori dovranno attenersi nella pianificazione. Sarà composto da un rappresentante ciascuno delle Province di Trento e Bolzano, della Regione Lombardia, del Ministero dell’ambiente, da tre rappresentanti dei Comuni, uno delle associazioni di protezione ambientale, uno dell’Ispra. I compiti: definire linee guida e indirizzi per il piano e il regolamento del Parco, indirizzi e proposte comuni, linee guida per la ricerca scientifica, la conservazione e il monitoraggio della biodiversità, l’educazione e la didattica, le comunicazioni, ecc.

Piano e regolamento
Sono predisposti e approvati da ciascuna Provincia/Regione secondo uno schema generale unitario, in conformità alle linee guida e agli indirizzi approvati dal Comitato, con preventivo parere vincolante del Ministero dell’ambiente.

Gli aspetti finanziari
È in atto la determinazione precisa degli oneri. Gli importi in discussione vanno da 5.492.000 a 5.555.244,34 euro. Saranno assunti in capo alle Province autonome, anche per il territorio lombardo, mediante scomputo dal contributo in termini di saldo netto (Accordo di Milano).

I prossimi passi
L’intesa dovrà essere recepita dalle Province e dalla Regione Lombardia. La Commissione dei dodici sarà chiamata ad adeguare la proposta di norma al fine di renderla coerente con i contenuti dell’intesa. Una volta entrata in vigore la norma di attuazione, la Provincia di Trento disciplinerà con legge la procedura di formazione e approvazione delle proposte di piano e di regolamento e di modifica della perimetrazione per la porzione trentina di parco, oltre che, eventualmente, altri aspetti organizzativi e di funzionamento.

Secondo Gilmozzi il nuovo modello dovrebbe permettere di «andar ben oltre i confini dello stesso parco per assumere, invece, una valenza internazionale utilizzando e potenziando appunto lo strumento ed il modello della rete funzionale». Si ipotizza di costituire, sulla base del modello delle «reti di riserve», un accordo tra Province, Regioni, Parchi per dare vita ad una rete di aree protette contigue, dal Parco dell’Engadina al Lago di Garda.

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