Troppi treni carichi di scrocconi violenti

La «vacca nonesa» come il trenino del Far West in balia degli indiani? Non proprio, meglio sarebbe dire - non ce ne voglia il popolo lusitano per l'ingrato luogo comune - «portoghesi». Anche se, più che i viaggiatori a scrocco, preoccupano proprio gli assalti, perlopiù verbali, ai capitreno. Sono in forte aumento, infatti, le denunce per minacce di morte e le ingiurie nei confronti dei malcapitati ferrovieri della Trento-Malé-MarillevaI tuoi commenti

di Nicola Guarnieri - NO

trenoMALÈ - La «vacca nonesa» come il trenino del Far West in balia degli indiani? Non proprio, meglio sarebbe dire - non ce ne voglia il popolo lusitano per l'ingrato luogo comune - «portoghesi». Anche se, più che i viaggiatori a scrocco, preoccupano proprio gli assalti, perlopiù verbali, ai capitreno. Sono in forte aumento, infatti, le denunce per minacce di morte e le ingiurie nei confronti dei malcapitati ferrovieri della Trento-Malé-Marilleva. Una situazione che, ahimè, è sotto gli occhi delle migliaia di passeggeri che ogni giorno si servono del «tram» per spostarsi nelle valli del Noce, in Rotaliana e raggiungere il capoluogo.
Il personale di Trentino Trasporti è sottoposto quotidianamente a questo rito dell'insulto (quando va bene e le mani rimangono al loro posto) e del rischio serio di prendersele di santa ragione. Episodi non rari e, non a caso, già successi anche nel recente passato.
In molti, a fronte di questa insicurezza per chi porta la divisa e ha la responsabilità dei trenini da Trento a Marilleva e viceversa, vedrebbero di buon occhio dei servizi di vigilanza delle forze dell'ordine, magari a spot come già avviene sui convogli di Trenitalia per prevenire, appunto, aggressioni o atteggiamente illegali. Perché far sapere che il capotreno è un pubblico ufficiale non è più un deterrente per chi se ne frega delle regole. E le cifre parlano da sole: ogni anno il personale di Ftm presenta alla direzione oltre un migliaio di rapporti che riguardano trasgressori saliti a bordo, diciamo così, clandestinamente. E uno su cinque (il 18% per la precisione) segnala minacce di morte o di lesioni gravi («so dove abiti», «vengo a prenderti», «ti spacco la faccia», «ti faccio la festa» o, per gli amanti del muto, inequivocabili gesti di gola tagliata o dita a pistola). Un po' troppo, insomma, per lavorare sereni.
I treni che viaggiano lungo la ferrovia elettrica, tra l'altro, sono tanti: 56 nei giorni feriali e 22 nei festivi. E ogni giorno trasportano tra i 4.200 (domenica) e gli 8.700 passeggeri. In maggior parte si tratta di pendolari, e quindi abbonati, ma anche chi sale saltuariamente è solitamente dotato di biglietto. I viaggi più a rischio, però, sono quelli del mattino verso Trento e del tardo pomeriggio verso Marilleva.
Ma chi sono questi imbucati violenti? «Sono tutti stranieri. - dicono i capitreno con la conferma dei passeggeri costretti ad assistere a scene spesso raccapriccianti - Al controllo del biglietto accusano il personale di essere razzista, quando va bene, e alla richiesta di generalità o documenti mandano a quel paese. Se poi alla prima fermata si fanno scendere scatta la minaccia di morte. Si sentono i padroni del mondo».
Qualcuno, per evitare rogne o ritardi, a volte fa finta di niente. «Ma non è giusto. - insistono i "vecchi" - Perché non si può chiudere un occhio di fronte agli altri che pagano il biglietto. E poi c'è l'arroganza che dà fastidio. Chi viaggia sul "tram" ha assistito almeno una volta a scene di intolleranza, insulti, minacce e violenza da parte di "utenti" non in regola e non disponibili a pagare quanto dovuto. È inaccettabile».
Insomma, per colpa di qualche disonesto spaccone a rimetterci è la collettività. «Nessuno vuole essere razzista, ma davvero le segnalazioni sui verbalini, che finiscono spesso in tribunale riguardano esclusivamente immigrati».
Chi viaggia sul trenino elettrico chiede dunque la presenza di forze dell'ordine come deterrente e per intervenire in caso di bisogno ma questa è una decisione che spetta alla Provincia.

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