Primi trenta vaccinati dai medici di base

Lavis e Terre d'Adige, lotta al Coronavirus

di Nicola Baldo

TERRE D'ADIGE - La prima trentina di persone sono già state vaccinate. A colpi di undici alla volta, quanto sono possibili con una fiala di vaccino al Covid-19. Da qualche giorno i medici di base di Lavis e Terre d'Adige hanno messo a disposizione tempo e lavoro per inoculare il vaccino anti Covid-19. Oggi tocca agli insegnanti ed al personale scolastico, poi sarà la volta degli anziani nelle prossime settimane. «Comunicazioni ufficiali a riguardo ancora non sono arrivate, quello che sappiamo lo abbiamo appreso dalla stampa - commentano Claudio Antoniolli (nella foto) e Michele Moser che insieme ai colleghi Alberto Mattarei e Carol Paternoster si sono resi disponibili a compiere le vaccinazioni - siamo fortunati perché ci è stata messa a disposizione questa struttura dedicata praticamente solo alle vaccinazioni. Diventa importante poter operare al meglio da un lato e, dall'altro, far capire a tutti perché vaccinarsi diventa fondamentale».

Ai medici di base, infatti, l'amministrazione comunale di Lavis ha messo a disposizione l'ambulatorio di Nave San Felice, ideale per questo genere di intervento. In primis perché isolato e tranquillo, con degli spazi esterni in grado di permettere alle persone in coda di non assemblarsi e con due grandi sale dove poter attendere quanto indicato, ovvero un quarto d'ora, dopo la somministrazione del vaccino per riscontrare eventuali effetti collaterali. «Non è vaccinare in sé il problema, quello che comporta un grande lavoro in più è la fase preparatoria - spiegano - ci fosse una regia unica nella prenotazione e preparazione degli appuntamenti per noi medici non sarebbe un problema fare anche cento vaccinazioni in un pomeriggio. A complicare tutto è il lavoro di preparazione».

Ovvero, contattare tutte le persone aventi i requisiti per la vaccinazione, spiegare loro tutta la documentazione da presentare nel giorno del vaccino e quindi fissare, via email, giorno ed ore della puntura. Una fase preparatoria che si somma al normale lavoro di ambulatorio per i medici di base, spesso e volentieri primo punto di contatto fra la comunità ed il mondo sanitario. A pesare sulla decisione di alcuni professionisti di non dare la propria disponibilità per la vaccinazione è stata proprio la mole di lavoro nell'organizzare direttamente gli incontri. Con la consapevolezza che un domani, quando si dovranno vaccinare gli anziani, molte cose che oggi si fanno via email saranno più complicate dalla scarsa abitudine degli over settanta nell'uso dell'email. Una fase, quella nella quale toccherà agli anziani essere vaccinati, per la quale si avranno a disposizione molto probabilmente un numero maggiore di dosi.

«I sindacati ci hanno comunicato che potremo contare su tre fiale a settimana, questo vuol dire 33 persone a settimana vaccinabili contro le undici di oggi - spiegano i medici - ci organizzeremo in modo tale da riuscire a concentrare in un paio di giorni a settimana le vaccinazioni. Riuscissimo ad arrivare attorno alle 50 vaccinazioni a settimana, questo ci permetterebbe nel giro di tre mesi di vaccinare circa la metà della popolazione anziana del territorio. In tanti ci chiamano per avere delle informazioni in merito al vaccino, c'è un grande interesse così come c'è voglia di conoscerne effetti. In alcuni quello che si legge o si sente sui media ha fatto insorgere un po' di timori su AstraZeneca, ma le differenze oggi fra le varie tipologie di vaccini sono minime».

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