Lago Santo, l'accusa di Pedrotti «distrutto l'habitat dei gamberi» Il sindaco: «Progetto equilibrato»

Si è conclusa poco fa la «24 ore» ecologista al Lago Santo di Cembra, per protestare contro i lavori di «valorizzazione» che trasformeranno il caratteristico biotopo alpino in un’area attrezzata per i turisti.

L’allarme durante la 24 ore riguarda innanzitutto un grave danno all’ecosistema, rilanciato poche ore fa dal naturalista professor Franco Pedrotti, dell’Università di Camerino: «Al lago Santo di Cembra Trentino è stato distrutto il canale della proliferazione del gambero di fiume. Il gambero è una rarità a 1200 metri di quota. E l’operazione distruttiva è stata compiuta proprio nel periodo di fecondazione-proliferazione del gambero. Fra l’altro in area segnalata da me come “Habitat prioritario da tutelare” ai massimi responsabili provinciali, e sostenuta anche dal “Comitato per la salvaguardia del Lago Santo”. Sono arrivati i nuovi barbari autodistruttivi, che dobbiamo purtroppo civilizzare.
Non dobbiamo comunque arrenderci».

La protesta riaccende una annosa questione. I toni della polemica sui lavori al Lago Santo si erano solo temporaneamente e apparentemente abbassati dopo che Amministrazione comunale e Comitato di salvaguardia del lago sembravano aver trovato una soluzione di compromesso sul progetto. Una condivisione del suo ridimensionamento “suggellata” a parole nel corso di una seduta aperta del consiglio comunale, ma di fatto non interiorizzata dal Comitato, tornato sul piede di guerra quando i lavori sono partiti con la presentazione di un esposto in procura e con la protesta di 24 ore iniziata venerdì.

Protesta a cui fa da controcanto un’articolata riflessione del sindaco Zanotelli e della sua giunta.
«Cominciamo con un mea culpa scrivono primo cittadino e assessori -. Se tornassimo indietro cambieremmo di certo il titolo che abbiamo dato al progetto - “Riqualificazione ambientale-turistica”. Parole che a ben pensarci descrivono poco questo progetto e che evidentemente evocano in molte persone preoccupazioni per un possibile stravolgimento dello status quo. Nulla di tutto ciò. Tutti vogliamo bene al nostro lago».

La nota prosegue affermando che «il progetto nasce da un taglietto sotto al piede, causato da un pezzo di scarto di porfido scaricato sulle rive del lago negli anni passati. Ne sono stati scaricati tanti di questi pezzi di porfido, centinaia di tonnellate di materiale che col Lago Santo hanno ben poco a che fare. Materiale che non è certo arrivato lì per caso, ma per precise scelte fatte da chi ci ha preceduto. Così come l’installazione di un chiosco sulla riva, la costruzione di un parcheggio a ridosso delle sponde e, ancora prima, la concessione di titoli edilizi per edificare in fronte al lago».

Da quel taglietto (e da tanti altri disagi di avere del porfido in un prato) dunque è partita l’idea di provare a risolvere il problema del livello spesso troppo alto del lago e di creare una passeggiata circumlacuale e un pontile sulla scorta di analoghi interventi su laghi trentini. Sulle finalità del progetto sindaco e assessori non lasciano spazio a fraitendimenti:
«Non c’è ora e non c’è mai stata l’idea di trasformare il Lago Santo in un parco divertimenti né in uno stabilimento balneare attrezzato, ma abbiamo cercato al contrario di immaginare un luogo in cui possano coesistere vocazioni, bisogni, interessi, pensando al beneficio di tutti e in primis al bene del lago stesso. Proprio per questo abbiamo per prima cosa voluto coinvolgere i servizi provinciali competenti in materia di ambiente, per fare insieme a loro i primi sopralluoghi; abbiamo poi scelto di affidarci ad uno studio di progettazione che ha fra i suoi collaboratori un dottore forestale; e abbiamo pure provveduto ad acquisire una consulenza botanica esterna. Scelte queste che ci hanno consentito di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per realizzare le opere».

Zanotelli e la sua squadra puntualizzano poi un’altra cosa: «Molte delle accuse che stiamo ricevendo oggi si basano su un progetto che non c’è più, modificato in profondità anche grazie ai suggerimenti delle persone più critiche. Non c’è più traccia di illuminazione notturna, non c’è più traccia di scivoli e reti, e anche l’idea dei pontili è stata notevolmente ridimensionata. I lavori che si stanno svolgendo ora sono rivolti al rinverdimento di una parte delle sponde e alla realizzazione di una stradina di accesso più agevole, percorribile anche da chi spinge una carrozzina».

Più in generale, la riflessione si sposta poi sulle difficoltà di chi amministra un piccolo comune, di accontentare tutti, perché «la realtà quotidiana è fatta di mediazioni, di compromessi tra bisogni ed aspirazioni spesso molto diverse tra loro, di prassi e di abitudini. Ma la democrazia non la fa chi urla di più, la fa chi cerca ostinatamente un equilibrio che faccia stare bene tutti o almeno più persone possibile».

In quest’ottica il Lago Santo per sindaco e assessori è una buona metafora: «E’ un luogo immerso nella natura ma è anche un luogo urbanizzato; alle volte è un luogo solitario, altre è un luogo affollato; c’è chi lo sceglie per nuotare, chi per pescare, chi per fuggire qualche ora dall’afa o dallo smog, chi come meta di un giro in bici, chi per camminare, chi per un pic-nic. Basti pensare che proprio alcuni di quelli che ora lo vorrebbero oasi di pace e naturalità hanno preso,democraticamente e consapevolmente delle scelte che lo hanno invece trasformato in un luogo più antropizzato e più frequentato». «Il Lago Santo - conclude il documento - non è di una parte, è di tutti. E quello che noi stiamo cercando di fare è proprio provare a portare avanti, nel rispetto della sua natura molteplice, tutte le vocazioni che questo luogo custodisce e che lo rendono così speciale».

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