Lavori sulla parete rocciosa Sgomberate trenta persone per almeno dodici giorni

di Andrea Tomasi

Fuori di casa alle 8.30 del mattino, ritorno non prima delle 17.30. L’ordinanza dell’amministrazione comunale di Mezzocorona, emessa nei giorni scorsi, parla chiaro: la messa in sicurezza della parete rocciosa richiede «un’evacuazione a tempo», si può stare in casa di sera e nelle ore notturne, ma il resto della giornata deve essere trascorso fuori. Il tutto per permettere di intervenire sul grande masso che minaccia l’abitato. Stiamo parlando di località Maso Nuovo, dove una trentina di residenti sono «sfollati a tempo determinato». Nell’ordinanza firmata dal sindaco Mattia Hauser si prevede una dozzina di giorni (da ieri fino al 18 gennaio).

Nelle scorse settimane la giunta ha dato il «via libera» al pagamento della perizia e lavori di somma urgenza per la messa in sicurezza della zona di Maso Nuovo, dove nel novembre 2019 era crollato uno spuntone di roccia che aveva fatto schizzare alcuni massi anche contro gli edifici e le auto parcheggiate. L’evento si era originato con il distacco di una placca rocciosa con un volume stimabile di alcune decine di metri cubi.

Quella notte sedici persone erano state prudenzialmente sfollate, per essere fatte rientrate in casa nel pomeriggio del giorno successivo. L’operazione di messa in sicurezza costa 100 mila euro: denaro che il Municipio anticipa e che poi verrà “compensato” dalla Provincia.
Ora, per procedere alla rimozione delle roccce a rischio caduta e all’imbrigliatura della parete, sono state sfollate trenta persone. «In accordo con l’oratorio abbiamo individuato degli spazi da mettere a disposizione delle persone che in quelle ore non sono al lavoro. Si tratta della “Sala don Valentino”. Era fondamentale trovare un posto caldo in questi giorni. Abbiamo trovato anche una collaborazione con la casa di riposo Cristani De Luca: in questi giorni di lavori sulla montagna gli sfollati possono fare pranzo presso la mensa. Garantiti almeno 20 pasti».

Il sindaco Hauser spiega che «non esiste un rischio imminente come non esiste al certezza che là non cadrà più nulla». «C’è chi la fa facile e dice che basterebbe un’ordinanza che impone un “tutti via per sempre” ma ricordo che stiamo parlando di 17 nuclei familiari. Questo intervento è un compromesso tra esigenze di sicurezza per la popolazione e rispetto della montagna». Il primo cittadino ci tiene a ringraziare i residenti, che «non non hanno protestato, che sono stati molto ragionevoli fin dal primo giorno», la parrocchia, la casa di riposo, oltre a carabinieri, polizia municipale e vigili del fuoco volontari, che «in questi giorni si assicurano che nessuno si trattenga in zona durante l’intervento di messa in sicurezza».

Hauser ci dice che il diedro ha un fronte di circa 40 metri, per un totale di 300 metri cubi. La perizia tecnica porta la firma della geologa Giuseppina Zambotti. I lavori vengono effettuati dalla società Eurorock. «L’intervento è concordato con la Provincia». Alla preparazione dello  sgombero il Comune sta lavorando da una ventina di giorni.
 
«Il rischio è che, facendo esplodere il diedro, dei pezzi di roccia finiscano sulle abitazioni e quindi sulla gente. Una delle ipotesi era quella dell’unica grande esplosione, che però avrebbe comportato il pericolo della caduta massi. La caduta di grandi quantità di roccia, a nostro avviso, era ingestibile. Per cui, parlando con i tecnici, si è preferito fare un imbrago del blocco di roccia e realizzare 134 fori per le cariche con una serie di esplosioni controllate. Quindi più che di una caduta di massi possiamo parlare della creazione di un grande polverone. La roccia la facciamo sgretolare». In zona abita anche una famiglia di immigrati, che non ha modo di spostarsi. «Per questo io e alcuni miei assessori andiamo a prenderli ogni giorno in macchina e li portiamo all’oratorio e poi in mensa. Fra gli sfollati c’è anche una donna africana, mamma di un bimbo di 5 anni, incinta all’ottavo mese. Per lei e suo figlio stiamo predisponendo uno spazio permanente in questi giorni di evacuaizone, evitandole di andare avanti e indietro».

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