Addio a Pierfranco Donati, un grande dell'enologia trentina

Il Trentino ha dato ieri l’ultimo saluto ad uno dei suoi vignaioli storici, Pierfranco Donati. Nato a Mezzocorona nel cuore della Rotaliana nel lontano 1922 si trova fin da giovane a vivere e respirare l’atmosfera dell’azienda di famiglia. I Donati avevano validamente fondato la loro attività vitivinicola nel 1863, in quella che era stata la tenuta dei Conti Spaur a Mezzocorona, sull’onda del crescente successo dei vini trentini nell’ambito di quello che allora era l’Impero Asburgico con i suoi ricchi mercati mitteleuropei.

Pierfranco così si appassiona da subito alla vita nei vigneti, anche se tutto questo all’improvviso viene travolto dal terribile turbinio della seconda guerra mondiale. Chiamato alle armi mette a frutto le sue conoscenze linguistiche diventando interprete militare, iniziando così un periodo avventuroso sulle tradotte italiane, che di volta in volta raggiungono i fronti russi e dei Balcani. L’8 settembre del 1943, viene fatto prigioniero dai tedeschi a Scoplie in Macedonia e finisce per il resto della guerra nei campi di lavoro forzato in Germania.

Liberato dagli americani nell’aprile del 1945 ritorna fra le sue amate montagne e preso saldamente il timone dell’azienda del padre Marco, diviene un classico esempio di quella generazione fautrice del cosiddetto «miracolo italiano del dopoguerra».
Pierfranco, coadiuvato dalla moglie Sofia valorizza i prodotti viticoli aziendali confezionandoli sistematicamente in pregiate bottiglie a partire soprattutto dagli anni Sessanta. Il tutto restando fedele alla sua vocazione di vignaiolo che vinifica e confeziona solo prodotti provenienti da uve di propria produzione. Ma non solo, la sua passione per i frutti della terra lo convincono dell’importanza di far conoscere ed apprezzare i gioielli dell’enologia trentina, ed in particolare il Teroldego Rotaliano, anche fuori dai confini regionali, sui mercati nazionali ed internazionali.

Sono anni fecondi in cui la conoscenza dei prodotti di qualità, segue ritmi e canali più lenti di quelli che conosciamo oggi grazie alla rete. Ciò non di meno in breve tempo riesce ad annoverare clienti-amici, personaggi importanti capaci di fare tendenza, del calibro dei Borga di Varese già proprietari della Ignis, i Zanella della futura Cà del Bosco o i Lunelli delle Cantine Ferrari. Il tutto senza poi trascurare il profondo legame con il mondo dell’alta gastronomia, divenendo tra i primi Accademici della Cucina Italiana in Trentino.

Ed è in questo spirito che si tiene costantemente aggiornato anche attraverso viaggi studio, a partire dagli anni settanta, assieme ad altri colleghi produttori che diverranno i protagonisti di quella che sarà la moderna vitienologia trentina, nelle zone europee della Champagne, Bordeaux, Borgogna, Mosella e Valle del Reno, senza trascurare le zone viticole del Nuovo Mondo come la California.
Diviene così punto di riferimento fra i piccoli vignaioli di eccellenza, trasmettendo la sua grande passione e conoscenza vitivinicola alle nuove generazioni, ai propri figli Piero, Laura e Marco. Ora Pierfranco, dopo aver visto e vissuto la sua novantaseiesima vendemmia, è uscito di scena con la sua consueta eleganza lasciando un insegnamento importante per tutti coloro che amano la propria terra.

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