I Guadagnini: una famiglia con lo sleddog nel sangue

di Nicola Baldo

Nel nome del padre. E della sorella. Nel nome, insomma, della famiglia. E di uno sport, lo sleddog, che in casa Guadagnini è praticamente diventato parte del Dna. Ma, più ancora di questa disciplina, in casa Guadagnini è l’amore per gli animali ad aver trovato davvero casa. Una abitazione calda, accogliente, dove poter crescere sempre più. Anche, appunto, attraverso lo sport. Attraverso quello sleddog, ovvero le corse sulle slitte trainate dai cani, che è stato molto importante nella vita e nella carriera di Giovanni Pietro Guadagnini, veterinario di Mezzolombardo e titolare della clinica animale Zoolife. Una passione diventata amore e poi trasmessa alla figlia Helena, campionessa europea e vice campionessa del mondo di questa disciplina.



Ora questo amore per i cani coniugato allo sport ha «contagiato» anche Filippo, figlio 15enne di Giovanni e fratellino di Helena. Tanto che sarà proprio il giovanissimo rotaliano, la settimana prossima, a volare in Francia per difendere i colori azzurri ai Mondiali di sleddog. «Lunedì (oggi, ndr) partirò per l’Austria - ci racconta - dove disputerò il campionato nazionale, sarà l’ultimo banco di prova prima di andare ai Mondiali la prossima settimana. Per me poter prendere parte a questa manifestazione, dove ci saranno tutti gli atleti più competitivi del mondo, è una grandissima soddisfazione. Sono molto orgoglioso di essere stato selezionato per partecipare alla gara con quattro cani. Io parteciperò solamente alla gara sprint di 8 chilometri, mentre poi si terrà anche quella sulla media distanza, ci sarà una grandissima competizione contro tutti i più forti al mondo. Non vedo l’ora».

Filippo fa sfoggio di modestia, ma il ranking internazionale parla chiaro. Fra i più attesi di questa competizione iridata c’è anche lui. Perché dopo aver conquistato alcuni allori europei, Filippo è ormai nei migliori dieci interpreti al mondo della sua specialità. «Arrivare fra i primi dieci a questi Mondiali è l’obiettivo che mi sono posto, una medaglia poi sarebbe davvero un sogno - continua il giovanissimo rotaliano - in questo periodo dell’anno abbiamo avuto delle gare praticamente ogni fine settimana. I ritmi sono molto intensi ma questi Mondiali saranno un’esperienza che voglio vivere appieno». Certo, di sport di squadra è pieno il mondo. Ma lo sleddog è uno sport di squadra un po’ particolare. Sì sì, trattasi di vero e proprio sport di squadra. Perché il conducente con i suoi cani formano un vero e proprio team. Con le stesse dinamiche, con la medesima necessità di fare gruppo. Di diventare affiatati, coesi, uniti. Una squadra, insomma. «Stare con i cani è l’aspetto di questo sport che amo di più - racconta ancora Filippo - creare un bel rapporto con loro. In gara poi ci sei solo tu con i tuoi cani, devi avere con loro una grande sintonia per riuscire a cimentarti in una disciplina non facile. Però anche se è una disciplina complicata è uno sport che ti trasmette tantissime emozioni, ti lascia addosso delle sensazioni indescrivibili. Sei tu, i cani, la natura...».

Una competizione contro se stessi ed i propri limiti, oltre che contro la neve e gli avversari. Una competizione nella quale stabilire il giusto feeling con i propri cani è né semplice né scontato. «Di base devi avere un grande amore per gli animali ma, soprattutto, riuscire a creare con loro un bel rapporto - continua - per farlo io, ad esempio, vado a trovarli spesso e parlo con loro. Sia in allenamento sia in gara parlo tantissimo con tutti loro, è una cosa davvero molto utile». L’amore per gli animali è una costante in casa Guadagnini. Da lì è nata questa passione per lo sleddog, oltre all’impegno quotidiano nella clinica veterinaria. Impegno mica da ridere quello dello sleddog. Perché oltre a tre allenamenti a settimana sulla slitta, praticamente ogni giorno Filippo si cimenta con allenamenti per rafforzare le gambe. Qualche anno fa anche un periodo da giocatore di basket divenne l’allenamento perfetto per questo obiettivo.

«Vivendo lo sleddog in casa fin da bambino scegliere di praticare questa disciplina è stato molto naturale, a 11 anni - conclude il giovanissimo atleta rotaliano - in Italia il nostro è uno sport ancora con poca visibilità ma, per fare un esempio, questi Mondiali in Francia saranno trasmessi dalla televisione nazionale. Una cosa che darebbe una visibilità importante allo sleddog in Italia. Di base, comunque, credo che per avvicinarsi a questo sport serva soprattutto un grande amore per gli animali. Poi a livello agonistico sappiamo che le gare sono soprattutto all’estero e che bisognerà girare molto».

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