Lavis e Rotaliana, niente medici in sostituzione

Tra pochi giorni, il 4 febbraio, il dottor Giuseppe Fontana in servizio a Lavis andrà in pensione ma non verrà sostituito: è confermato che i suoi pazienti dovranno cercare un posto con un altro medico di base dell’ambito locale.
 
«Come amministrazione comunale siamo in stretto contatto con l’assessore Luca Zeni e l’Azienda Sanitaria - afferma l’assessora alle politiche sociali Isabella Caracristi - ma oltre a sollecitare una soluzione, non possiamo fare altro, con le nostre competenze. Invece, abbiamo scritto ad Azienda e medici di base rotaliani che il Comune è pronto a mettere a disposizione locali per ambulatori, gratuitamente, a Lavis. In modo da non obbligare i pazienti che cambieranno medico a doversi spostare ogni volta in un altro paese».
 
C’è poco da fare perché la norma è nazionale: in base ai tetti numerici stabiliti dagli accordi sindacali, i medici che rimangono in servizio hanno ancora la possibilità di implementare il loro bacino-assistiti.
Da alcune settimane l’Azienda sanitaria ha recapitato ai pazienti del dottor Fontana l’avviso del suo prossimo pensionamento, con l’invito a rivolgersi all’ufficio preposto per scegliere il nuovo medico. La scelta per quando concerne i professionisti insediati a Lavis-Zambana (sette in totale), è fra il dottor Mohamed Bergol e il dottor Mauro Boso, gli unici con posti disponibili. 
 
Ieri abbiamo scritto della interrogazione del gruppo consiliare della Lega Nord che paventava la mancata sostituzione del dottor Fontana e, a breve, di un altro dottore che - sostiene la Lega - potrebbe lasciare il suo incarico sul territorio. Situazione aggravata dall’allontanamento la primavera scorsa di Davide Iannone, il falso medico che a Lavis aveva esercitato per due anni senza essere laureato e che proprio l’altroieri a Trento ha patteggiato 8 mesi di reclusione dopo aver risarcito 126 mila euro.
 
E anche per il quarto medico mancante nel territorio di Roverè della Luna e Mezzocorona, ci sono poche speranze: del tema, al centro di una raccolta firme avviata dai due sindaci, si è parlato ieri in consiglio provinciale.
A un'interrogazione presentata da Giacomo Bezzi, l'assessore Luca Zeni ha risposto che la competenza provinciale in materia riguarda, visto che gli accordi sono nazionali, solo aspetti marginali. L’accordo nazionale prevede un rapporto ottimale di 1.300 residenti. Nel settembre 2017, in Provincia di Trento, si è arrivati a un medico ogni 1270 assistiti e la Provincia ha proposto una maggiore riduzione del rapporto medici – pazienti, ma i sindacati si sono opposti.
 
I due sindaci hanno comunque deciso di continuare a raccogliere firme fino alla fine di febbraio: «Non solo - spiegano Mattia Hauser e Luca Ferrari -: scriveremo una nota a tutti i nostri cittadini perché è importante far capire che il problema di avere il quarto medico riguarda l’intero territorio e non solo i pazienti del dottor Giuseppe Depaoli recentemente andato in pensione».
Ma dalle parole di Zeni le speranze di riavere il quarto medico sembrano davvero poche.

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