Andrea Daprai sul Monte di Mezzocorona si riprende il record di ascesa nelle 24 ore

Con la testa, tantissima testa, il fisico ritrovato dell’atleta di endurance di qualche stagione fa ed una tabella di marcia perfetta tradotta in andatura da «metronomi» di esperienza e grande spessore atletico, Andrea Daprai domenica alle 14 è riuscito a riportare in Trentino il primato di ascesa nelle 24 ore, superando di 280 metri il record stabilito nemmeno un anno fa dall’altoatesino di Laghetti, Jimmy Pellegrini.
Un’impresa che il 42enne maestro di sci noneso aveva promesso all’assessore al turismo Tiziano Mellarini, e che domenica pomeriggio, fissato il nuovo limite a 20.600 metri (pari a 32 salite e mezza al Monte di Mezzocorona, mezza in più di Pellegrini) ha donato in dedica a Ivan Micheli e alla sua famiglia che l’8 aprile scorso a Cles ha perso il figlio 15enne Mirko in un assurdo incidente in moto: «Quando nel corso della prova ho dovuto stringere i denti per non mollare - spiega Daprai - mi dicevo che se ce la fanno ad andare avanti loro, ce la dovevo fare anch’io». 
In 24 ore di fatica allo stato puro, questi momenti arrivano e lì la differenza la fa proprio la capacità dell’atleta di «digerirli» con la testa. «E’ stata una prova massacrante - racconta dal letto di casa Daprai -. Credo di aver superato il mio limite di un bel po’, anche perché a partire dall’ottavo giro ho dovuto fare i conti con i crampi. Partito alle 14 di sabato, dalle 19 in poi ho sofferto le pene dell’inferno. I 35° trovati il pomeriggio sulla parete del Monte assieme alla tensione della prova, hanno rischiato di bloccarmi completamente le gambe. Fortunatamente durante le discese in funivia l’appoggio del medico Michele Celadon e del fisioterapista Alessandro Giuliani mi hanno aiutato a gestire la situazione».
Pur in difficoltà, Daprai è riuscito a mantenere la tabella di marcia elaborata per arrivare al record che non prevedeva soste per dormire: «Tutte le salite le ho fatte tra i 38 e i 39 minuti - rivela -. In questo mi sono stati di enorme aiuto Gianni Penasa, Mirko Valentini, Roberto Panizza e Michel Rodegher splendidi apripista». A loro è toccato trovare anche le giuste parole per far raschiare ad Andrea le energie fisiche e nervose nei momenti più ostici della prova: «Il più duro è stato alla 31ª salita: lì ho avuto paura di scoppiare. I crampi col caldo erano tornati a mordere e mi sono tirato su solo con la testa e con le braccia. Superato questo ostacolo ho poi completato la 32ª ascesa pareggiando il vecchio record e stabilendo quello nuovo nei 20 minuti che rimanevano».
All’arrivo Andrea si è sciolto in un pianto liberatorio: «Venivo da tre anni difficili, di preoccupazioni. Non avevo la testa libera e non riuscivo più ad allenarmi: preparando questo record con Mauro Mendini mi sono ritrovato. Un grazie speciale va alla mia famiglia, a mia mamma, a mia sorella Barbara, alla mia fidanzata Vittoria e all’amico Michele. Un ultimo grazie infine - e si commuove nel dirlo - alle tantissime persone che mi hanno incitato. Pensavo di stare sulle scatole alla gente e invece ho trovato un affetto straordinario. Grazie a tutti».

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