Lona-Lases, il sindaco si astiene sul piano anti corruzione

di Giorgia Cardini

Astenuto. Marco Casagranda , sindaco di Lona Lases, non ha votato la delibera di aggiornamento del Piano triennale di prevenzione della corruzione per il 2016-2018. A dire sì nella riunione della giunta comunale del 2 febbraio sono stati, invece, il vicesindaco Stefano Silvestri e l’assessora Alessandra Valentini: e tanto basta perché il Piano sia entrato immediatamente in vigore.

«Mi sono astenuto perché non condivido alcuni contenuti di quel Piano», spiega Casagranda, contitolare della Veneri & Casagranda Porfidi srl. I contenuti a cui fa riferimento il sindaco sono quelli riportati a pagina 9 del documento, redatto dal segretario comunale Marco Galvagni, responsabile del procedimento secondo la legge 190 del 2012, che ha reso obbligatoria l’adozione del Piano da parte dei Comuni: parlando del peso dell’attività estrattiva nel contesto socioeconomico di Lona-Lases, il segretario rileva «come vi siano notevoli legami e parentele societarie con tutto l’ambito estrattivo che si estende principalmente ai comuni limitrofi di Albiano, Fornace, Baselga di Pinè». Legami che, considerata «la capacità economica di un numero considerevole di aziende, la confluenza di queste in consorzi (anche con rilevanza giuridica esterna) e il sistema creditizio locale, costituiscono elementi per meglio qualificare l’accezione lobbyng utilizzata nei precedenti Piani per rappresentare la capacità di “pressione ambientale” sulle amministrazioni locali».

Pressione ambientale che a Lona-Lases sarebbe particolarmente forte: «L’esistenza di situazioni di conflitto d’interesse tra amministratori locali ed attività estrattiva intesa nel suo complesso (indotto, trasporti e appalti) trova riscontro nelle risultanze elettorali storiche che hanno visto eletti nell’amministrazione comunale di Lona-Lases cittadini provenienti direttamente o comunque collegati al settore estrattivo o al relativo indotto. A prescindere dalla formale o meno partecipazione di amministratori in posizione di conflitto d’interesse all’adozione di atti amministrativi in violazione dell’obbligo di astensione previsto dalla legge, non si può comunque non considerare come la presenza di portatori e rappresentanti di interessi esterni sia in grado di interferire con i procedimenti amministrativi e in particolare sul sistema dei controlli; controlli che non riguardano l’attività estrattiva in sé ma coinvolgono, inoltre, il settore appalti in senso lato».

Di conseguenza, il livello di rischio corruttivo assegnato dal segretario ai provvedimenti che riguardano le concessioni minerarie (controlli ambientali, assegnazioni, proroghe, formazioni dei canoni, violazioni dei contratti di lavori, eccetera) va da 9,2 a 15,2 (mentre, ad esempio, la concessione in uso di beni comunali ha un livello di rischio di 5,2).

Ma a ben guardare è solo a Lona-Lases che vengono rilevati, in modo esplicito, pericoli di condizionamento della «lobby» del porfido. In altri comuni a forte economia estrattiva il problema pare non esistere o comunque ci si guarda bene dall'enfatizzarlo. Così, a Fornace, dove la giunta comunale ha approvato pochi giorni fa l’aggiornamento del Piano all’unanimità, solo nella tabella conclusiva viene assegnato un rischio corruttivo pari a 9 per quanto attiene i procedimenti relativi alle concessioni minerarie, non citate in tutto il resto del documento. Mentre ad Albiano, nel Piano 2013-2016 che non è mai stato aggiornato (ma una nuova versione verrà approvata giovedì prossimo), l’area di rischio «concessioni minerarie» non esiste proprio.

Casagranda si è sentito personalmente toccato dai riferimenti presenti nel Piano di Lona-Lases: «In passato ci sono state molte segnalazioni sul mio ruolo, ma sono sempre finite nel nulla. Non è perché qualcuno riveste una qualifica che deve per forza essere colpevole di qualcosa», dice. L'astensione di qualche giorno fa è senza precedenti. Il sindaco aveva infatti votato a favore del Piano nel 2014 anche se già in quella stesura veniva rilevato un pericolo di condizionamento ambientale, ma in modo meno pesante di quanto non fatto ora.

Va detto, per altro, che proprio il Comune di Lona Lases è stato l’unico a diffidare un’impresa estrattiva e poi a revocarle la concessione. È il caso della Diamant Porfidi srl, che si è trascinato dal 2014 a settembre 2015. La Diamant, che non pagava i lavoratori e non versava i canoni, il 28 gennaio è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Trento.

 

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