Cembra, impianto a biomassa Il Pd vuole risposte dalla sindaca

Le persone disposte a fare atti di fede sull’impianto a biomassa che oltre a riscaldare alcuni edifici comunali dovrebbe produrre energia e dunque introiti per il Comune, a Cembra sono sempre meno.
Il circolo Pd della Valle di Cembra sollecitato da numerosi cittadini circa la problematicità di questo impianto e dopo l’acquisizione in Comune da parte della Guardia di Finanza su mandato della Corte dei Conti, di progetti e carte ad esso relativi, si è sentito in dovere di intervenire, inviando al giornale un documento con una serie di domande rivolte alla sindaca Antonietta Nardin, da sempre piuttosto abbottonata sull’operazione, almeno con i suoi concittadini.  

«A motivare questo intervento che coinvolge anche la stampa, è proprio lo scarso coinvolgimento della popolazione e del consiglio comunale stesso, che ha contribuito - scrive il Circolo Pd - ad alimentare parecchi dubbi legati alla reale utilità dell´impianto per le esigenze del comune, al suo funzionamento nonché al potenziale inquinamento che l’opera potrebbe comportare».

Qualche settimana fa (20 novembre 2015) una riunione convocata da privati cittadini ha cercato di far chiarezza sui possibili effetti legati all’inquinamento dalla combustione di biomassa.
Nella stessa riunione i rappresentanti dell’amministrazione (la sindaca era assente poiché presenziava ad una concomitante serata in biblioteca)  hanno difeso la bontà del progetto, ricordando tra le altre cose come questo dovrebbe portare nelle casse del comune una cifra di 400mila euro annui.

«Di fatto - puntualizza tuttavia il gruppo valligiano del Pd - l’impianto deve ancora cominciare a produrre l’energia elettrica per il quale è stato costruito, mentre a funzionare è solo una caldaia di supporto che riscalda e produce acqua calda per i tre (e non cinque) edifici pubblici allacciati alla rete di teleriscaldamento».

Tanti i quesiti del Circolo Pd in cerca di risposta: se l’impianto abbia superato il collaudo, e se sì a quando risale; quanti KWh elettrici sono stati prodotti fino a questo momento; quali garanzie sono state prese in caso di mancato funzionamento; a quanto ammonta la fideiussione bancaria stipulata dall’amministrazione per tutelarsi da un eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi di produzione; in che modo si è individuata la ditta affidataria dei lavori; le motivazioni dell’affidamento diretto in “project financing”; come mai rispetto al progetto originario la potenza dell’impianto è calata del 33 % (da 600 a 400KWhe) mentre il costo dell’impianto è calato solo del 15% (da 2,769 a 2,351 milioni di euro; quali verifiche siano state fatte sul reale valore della quota di compartecipazione della ditta appaltatrice (550mila euro).

Il circolo Pd, in conclusione, lancia una proposta «tesa a dimostrare l’effettiva  volontà di trasparenza che si vorrà adottare: rendere pubblico il grado di efficenza dell’impianto ,attraverso dei display sistemati in piazza del Municipio o all’interno di esso, dove ci si possa giornalmente informare circa  la produzione quotidiana di energia, di calore e sopratutto lo spettro delle emissioni più o meno pericolose nell’aria».

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