Giustizia / Il caso

Strage di pecore, pagano i pastori: l’accusa è quella di abbandono di animali

Erano morti 200 capi. L'accusa è cambiata: ora è abbandono di animali. Indagati anche due veterinari trentini. L'indagine è stata portata avanti dalla Forestale di Spiazzo

SPIAZZO. La vicenda si trascina da anni: era l'estate del 2019 quando poco meno di 200 pecore, arrivate dal modenese in val Borzago per la transumanza, morirono. Duecento pecore su un totale di 600. Ci fu un'indagine della forestale della stazione di Spiazzo Rendena che portò ad indagare gli allevatori e due veterinari trentini.

Per i primi il reato contestato era quello di uccisione di animale ma ieri, nel corso dell'udienza, il capo d'imputazione è stato modificato in abbandono di animale. Il che apre la strada all'oblazione. Strada che non potrà essere scelta invece dai due veterinari - difesi dall'avvocato Bertuol - che sono accusati di omissione d'atti d'ufficio.

Ai due viene contestato il fatto che, dopo la segnalazione avrebbero dovuto intervenire, facendo tornare a valle il gregge. Cosa che non sarebbe stata fatta. A denunciare il fatto e a dare l'avvio all'indagine, era stata l'Enpa.

L'associazione aveva chiesto anche di costituirsi parte civile, costituzione che non è stata però ammessa per decisione del giudice. Sul caso erano state fatte delle verifiche da parte dell'istituto zooprofilattico delle Tre Venezie. Allora i proprietari degli animali avevano giustificato la moria di animali mettendo insieme una serie di sfortunate circostante.

«Le pecore - avevano spiegato - non erano né abbandonate né lasciate vagare. Sul posto abbiamo due pastori pagati da noi, presenti tutto il tempo. Quando poi le pecore hanno iniziato a dare problemi, io sono intervenuto sul posto con il veterinario di zona della Asl, e con altri due veterinari esperti pagati da noi. Prima di tutto abbiamo avuto la sfortuna che, nel trasferimento da Modena a Borzago, si è rotto il camion e le bestie hanno dovuto sostare sei ore sotto il sole. Questo probabilmente le ha debilitate. Poi una volta in montagna hanno trovato una situazione climatica inusuale: di giorno faceva 30 gradi, di notte 2. Molte si sono ammalate in quel momento. Se poi aggiungiamo un attacco di simulidi, insetti parassiti pericolosissimi che propagano infezioni, il quadro è fatto. Circa 50 pecore sono morte solo per i simulidi, tutto denunciato e documentato. Non ci sono misteri».

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