Natura / Il caso

Il Parco resta senza guardia: Adamello Brenta in mano alla Forestale, e il presidente non gradisce

Walter Ferrazza replica agli ambientalisti sul raduno delle Ferrari in Val Genova: «Bastava parlarsi». Ma quello che gli dà più fastidio è che gli hanno portato via il personale addetto ai controlli

di Giuliano Beltrami

STREMBO. Il presidente del Parco naturale Adamello Brenta, Walter Ferrazza, non ha preso bene il documento degli ambientalisti contro l'invasione delle Ferrari in Val Genova, ma lo dice ostentando il fair play. «Sa qual è il mio rammarico? - esordisce - Aver letto la posizione degli ambientalisti sul giornale senza che il documento arrivasse al Parco. L'unico modo per risolvere i problemi è trovarsi attorno ad un tavolo. Guardi che ho pieno rispetto per gli ambientalisti».

E ci mancherebbe! Se non lo hanno i dirigenti di un Parco naturale... «Sì - risponde il presidente - ma un conto sono le parole, uno i fatti. Noi li abbiamo coinvolti da protagonisti nelle Commissioni. Franco Tessadri di Mountain Wilderness, per dirne una, guida la Commissione che ritengo più importante. Allora varrebbe la pena incontrarsi e ragionare insieme sulle strategie relative all'area protetta. Sulla necessità di una maggiore tutela dell'ambiente concordiamo tutti. Possiamo cambiare le regole, ma finché ci sono queste dobbiamo rispettarle. La struttura realizzata per ospitare i piloti delle Ferrari era nelle regole».

Fermo. Attenzione, a scandalizzare gli estensori del documento non è il tendone, se non per una questione, chiamiamola sociale. E' il traffico in Val Genova. «Perfetto - interloquisce Ferrazza - voglio proprio arrivare lì. Per il traffico non fa differenza una strada comunale rispetto ad un'altra. La Val Genova è strada a traffico limitato in estate, quando il turismo rischierebbe di stravolgerla. Allora il Parco ha pensato alla mobilità alternativa. Ma finita la stagione turistica, il Parco non ha più voce in capitolo. Tanto più - e qui Ferrazza sgancia la bombetta - che siamo rimasti senza guardiaparco. Se volessi fare un'azione di verifica non posso farla. Sul tema mi sto battendo fortemente sia a livello nazionale che provinciale. Perché un Parco senza guardiaparco non ha nessun senso».

Fermo un'altra volta. La situazione ha bisogno di una spiegazione. «E' rimasto senza guardiaparco perché le azioni di controllo e verifica del territorio sono state passate al corpo forestale. Non abbiamo più figure dedicate, ma le nostre guardiaparco sono finite in capo alla Forestale. Io voglio che il Parco torni ad avere figure dedicate che possano avere ruoli specifici rispetto al Piano di Parco, uno strumento molto particolareggiato rispetto ad altre forme di tutela cui sono più abituate le guardie forestali».

Ciò detto, la lingua di Walter Ferrazza batte dove il dente duole. «Dobbiamo superare gli stereotipi che vedono animalisti ed ambientalisti da una parte e Parco dall'altra per incontrarci e, se necessario, modificare le norme che stanno alla base di principi di tutela».

Paura per l'immagine? «Ma no - risponde - però credo che non serva montare polemiche là dove non vale la pena. Invece preferirei trasformare le proteste in proposte». Vecchia questa, signor presidente. «Senta, sarà anche vecchia, ma il confronto, anche franco, è la strada più giusta. L'ambiente e la sua tutela dovrebbero essere patrimonio di tutti: ambientalisti, amministratori pubblici. Bisogna parlarsi».

Insomma, quel documento non arrivato al Parco, ma al giornale... «Sì - ribadisce - mi è dispiaciuto, non lo nego».

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