Valle del Chiese / Raccolto

Per le castagne è un’annata felice, nonostante la siccità: ottimismo anche per le sagre

L’associazione castanicoltori si sbilancia: “Stagione splendida”. La produzione è stimata in un centinaio di quintali. Niente male rispetto ai 70 dell’anno scorso. Potature, innesti, inserimento di insetti antagonisti, tutto è servito per rivitalizzare una coltura che sette od otto anni fa era scesa a livelli minimi

di Giuliano Beltrami

CHIESE. «La stagione della raccolta è iniziata, ed è iniziata molto bene. A dire il vero pensavamo che la siccità avesse creato problemi, invece sembra proprio che quella del 2021 sia una splendida stagione». Parla così Massimiliano Luzzani, di Lodrone, Forestale di professione, fra i fondatori e presidente dell’Associazione castanicoltori della valle del Chiese e dall’anno scorso assessore all’agricoltura del Comune di Storo.

La valle del Chiese, sui declivi della destra orografica, è incorniciata da castagneti, che hanno fatto non solo la storia del paesaggio, ma in tempi passati (quando la dieta era molto semplificata e passava dalla polenta, dai pochi prodotti della stalla e dell’orto e dalle castagne) anche quella dell’alimentazione.

Riccomassimo (il villaggio sopra Lodrone), Lodrone, Darzo, Storo, Condino, Brione, Prezzo, Pieve di Bono, Bersone e Daone. Questi i principali produttori di marroni e castagne. Bisogna dire che da una decina d’anni l’Associazione castanicoltori si è data un gran da fare per il risanamento di piante che sentivano sulle spalle il passare dei decenni, per non dire dei secoli, con relativi acciacchi.

Potature, innesti, inserimento di insetti antagonisti, tutto è servito per rivitalizzare una coltura che sette od otto anni fa era scesa a livelli minimi. Insetti antagonisti per sconfiggere il cinipide, un giapponesino che si mangiava le foglie.

E poi (anno 2014) l’istituzione di un vivaio: 500 vasi con piantine da dare ai produttori vogliosi di mettere a dimora nuovi alberi. Insomma, tutto è servito per ridare al territorio i castagneti. E in questi giorni basta salire oltre i paesi per vedere i proprietari intenti alla raccolta. E per vedere pure le reti messe a protezione delle proprietà. Già, perché è un costume (inutile dire che i proprietari lo definiscono malcostume) quello di chi non possiede nemmeno una pianta, ma cerca di riempire le borse con i frutti altrui.

«Le piante sono stracariche - sostiene Luzzani - e devo dire che il tempo ci ha graziati. Sì, c’è stata la siccità, ma tutto sommato non ha fatto danni». Quantificabile la produzione? «Direi un centinaio di quintali. Niente male, rispetto ai 70 dell’anno scorso». Contenti anche i dirigenti della Cooperativa Agri 90, che ne hanno già smerciati parecchi quintali alle Famiglie Cooperative non solo giudicariesi. «Fra l’altro – sottolinea il presidente Vigilio Giovanelli – pare che si stiano riprendendo pure le castagnate, che l’anno scorso, causa Covid, si erano fermate, perciò avranno uno sbocco anche i frutti di pezzatura minore».

«Quest’anno – commenta Massimiliano Luzzani – veniamo ripagati del lavoro svolto». Un lavoro che è osservato anche da fuori. «In effetti – spiega il castanicoltore - in agosto è venuta una folta delegazione delle valli bergamasche, con cui abbiamo scambiato le reciproche esperienze. E venti giorni fa sono venuti (potenza dei social, ndr) dei castanicoltori dal Canton Grigioni, impegnati in un progetto di recupero e rivalutazione delle loro piante. Sul loro territorio hanno piante secolari ed erano molto incuriositi dalla nostra esperienza dei nuovi impianti. Considerato che stiamo lavorando sui vivai da sette anni – conclude Luzzani – fra pochi anni si cominceranno a vedere i frutti. Siamo fiduciosi».

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