Fauna / Il caso

I cani lasciati liberi mettono a rischio caprioli e lepri, cacciatori preoccupati

A denunciare la situazione è la Consulta delle Giudicarie - che è il raggruppamento delle riserve di caccia di San Lorenzo, Dorsino, Seo-Sclemo, Stenico, Lomaso, Bleggio Inferiore, Fiavè, Ragoli, Zuclo, Bolbeno e Tione

di Denise Rocca

GIUDICARIE. I grandi carnivori e la loro interazione con l'uomo ha sempre ampia rilevanza mediatica, ma non ci sono solo lupi e orsi a creare danni sul territorio. I cani lasciati liberi dai padroni di scorrazzare per i boschi sono un pericolo per caprioli, lepri, nidiate e anche, potenzialmente, per gli esseri umani.

A denunciare la situazione è la Consulta delle Giudicarie - che è il raggruppamento delle riserve di caccia di San Lorenzo, Dorsino, Seo-Sclemo, Stenico, Lomaso, Bleggio Inferiore, Fiavè, Ragoli, Zuclo, Bolbeno e Tione - dove il problema è sentito e se ne parla da un paio di anni davanti alle carcasse di caprioli che puntualmente vengono ritrovate con segni di aggressioni da cane, soprattutto in inverno quando la fauna selvatica scende più a valle e gli incontri sono più frequenti.

«È un grosso problema tanto che a gennaio di quest'anno ho scritto anche a Comune e servizi forestali - spiega il rettore della riserva di Tione Giuseppe Salvaterra - purtroppo su questo tema si lascia un po' correre. Oltretutto la sanzione è di 80 euro e c'è gente che ha preso anche sei o sette multe ma continua nel proprio comportamento». È alle "Sòle" e in zona "Lanciada" che negli ultimi mesi si sono ritrovate le carcasse di sei caprioli attaccati da cani e il fenomeno preoccupa perché i caprioli sono in diminuzione. «Alle Sòle abbiamo un paio di mangiatoie per il foraggiamento invernale - spiega Salvaterra - lì ogni anno è un macello. Solo nella riserva di Tione c'è stato un calo lo scorso anno del trenta per cento dei caprioli, che sono in diminuzione in tutto il Trentino. A maggior ragione con un inverno nevoso come è stato quello trascorso il fenomeno dei cani lasciati liberi da allevatori o persone che sciano o fanno trekking è da tenere sotto controllo perché va ad incidere su una specie che sta avendo delle difficoltà». Predazioni ce ne sono state anche nelle Esteriori.

«È difficile avere dati precisi sull'ampiezza del fenomeno - interviene Achille Onorati, vicesindaco di Comano Terme e rettore della riserva di caccia di Bleggio Inferiore - perché a differenza delle osservazioni sui grandi carnivori per forza di cose i cani di proprietà privata non sono monitorabili, ma nella Consulta abbiamo testimonianze di numerosi animali ritrovati sbranati, chiaramente da cani, e sono stati abbastanza numerose da considerarlo un problema.Nei confronti della fauna selvatica e anche, e qui parlo da vicesindaco, per la sicurezza pubblica: si parla tanto di orsi e lupi, ma incontrare questi cani senza sorveglianza può essere pericoloso, avrei esempi anche personali da portare in merito. Non a caso la normativa prevede che un cane vada costantemente tenuto d'occhio dal proprio padrone».

Il problema è anche far rispettare la legge: «Ritrovato un capriolo morto risalire con certezza al padrone del cane che lo ha attaccato, e quindi multarlo, è complicato - prosegue Onorati - anche se chi frequenta il territorio sa benissimo quali sono i padroni che di abitudine lasciano i cani liberi per molte ore e li ha visti in azione. Rimane il fatto che il problema, anche se al momento difficilmente sanzionabile, esiste».

C'è anche un risvolto per l'animale stesso: «Questi padroni che hanno la cattiva abitudine di uscire in passeggiata e lasciare il cane vagare o liberarlo di notte, cosa che spesso fanno le aziende agricole che poi si lamentano dei danni da orso e lupo - aggiunge Onorati - devono sapere che se invece di un capriolo il loro cane dovesse incontrare un lupo sarebbe spacciato. L'appello, per la sicurezza di tutti, compresi questi cani di cui i padroni hanno deciso di prendersi la responsabilità e la tutela, è a smettere questa pratica di abbandono temporaneo, foriera solo di danni e conseguenze negative».

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