Lockdown / Il caso

In teoria a casa in «smart working», ma in realtà era in giro per il paese con il passeggino

Il caso per una dipendente comunale: un cittadino doveva parlarle ma non la trovava mai perché non era in ufficio ma in «lavoro agile». Però lui la trova… per strada

di Giuliano Beltrami

GIUDICARIE. Lavoro agile. Questo termine è entrato nel linguaggio comune grazie alla pandemia e significa la possibilità di lavorare a casa, evitando il rischio di essere contagiati e di contagiare. Novità importante, anche se (per toccare gli uffici pubblici) è stata accompagnata da qualche polemica. Ci sono stati consiglieri comunali, per esempio, che hanno contestato l'assenza per mesi dall'ufficio di segretari comunali. «Può un capo del personale (perché il segretario comunale tale è) guidare la struttura non mettendo piede per mesi in Comune?», si chiedeva l'anno scorso l'attonita minoranza di un piccolo Comune giudicariese.

Accanto alle novità positive ci sono anche quelle non proprio edificanti. Ogni tanto viene scoperto qualcuno che fa un uso troppo "agile" del lavoro agile (ci si consenta la licenza verbale). E' di questi giorni la notiziola della funzionaria di un comune delle Giudicarie beccata fuori posto.

La vicenda sarebbe andata così. Un cittadino telefona in comune per prendere appuntamento con la funzionaria che avrebbe dovuto risolvere una pratica. Si sente rispondere che è in "lavoro agile", appunto. «Bene. Passatemela per favore», risponde l'interessato. Ma nonostante l'orario di apertura ufficiale all'utenza, nessuna risposta all'altro capo del filo.

Paese piccolo... Si fa presto a scoprire le marachelle. E' bastato al cittadino, piuttosto seccato, un giretto per le strade del proprio comune per scoprire la funzionaria a passeggio con la carrozzina.

Inutile dire che del caso è stata interessata la polizia locale, alla quale competerà chiedere spiegazioni alla signora sull'eccesso di agilità nel lasciare il posto di lavoro. 

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