Ospedale di Tione, l'incompiuta promesse di rilancio disattese: la lettera dei sindaci a Segnana

Tutti i sindaci delle Giudicarie e il Presidente della Comunità Butterini hanno scritto una lettera all’assessore alla sanità Stefania Segnana. Nella quale, anche alla luce della recente emergenza Covid, mettono in luce tutti i problemi dell’ospedale di Tione, e soprattutto la mancata «valorizzazione» promessa dalla giunta provinciale legfhista (che in campagna elettorale ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia) e che appare oggi «incompiuta».

Scrive Butterini: «Le scrivo questa “lettera aperta”, che è stata sottoscritta anche dai Sindaci delle Valli Giudicarie, nella qualità di Presidente del Consiglio per la Salute e in rappresentanza di tutta la popolazione dell’ambito, allo scopo di ricordare un percorso che questo territorio decise di intraprendere nel 2016, rispetto ai servizi sanitari presenti presso l’Ospedale di Tione e che oggi, a distanza di più di quattro anni, come più volte ho avuto occasione di rammentare nel corso di vari incontri, risulta ancora incompiuto. Il momento delicatissimo che stiamo attraversando impone un’ulteriore riflessione su quanto stabilito allora, sulla situazione contingente e sulle prospettive future.

Mi rivolgo a Lei anche su mandato della Conferenza dei Sindaci, che si è riunita attraverso gli strumenti telematici lo scorso 4 maggio anche per esaminare le criticità della sanità giudicariese; gli amministratori locali sono infatti prossimi alla scadenza del mandato e desiderano tracciare un bilancio in riferimento ad uno dei temi più “sentiti” e dibattuti ovvero quello relativo alla qualità dei servizi offerti presso il nostro ospedale.

Ciò accade anche in conseguenza del fatto che numerosissimi cittadini e molte risorse umane che operano all’interno della struttura si rivolgono a noi quotidianamente per manifestare forti preoccupazioni, accentuatesi sensibilmente anche in conseguenza dell’emergenza Covid. Forse mai come in questo momento si sono infatti rafforzati da ogni parte “l’attaccamento” e l’attenzione verso l’ospedale tionese che, insieme alle altre strutture sanitarie trentine, in condizioni tanto drammatiche, ha saputo esprimere tutte le proprie qualità, anche grazie all’impegno straordinario e incondizionato di medici, infermieri e personale ausiliario.

Nel 2016 questo territorio decise, in totale controtendenza rispetto a ciò che accadde nel resto del Trentino, di accettare la chiusura del punto nascite: tale scelta venne maturata al termine di un intenso confronto per due motivazioni principali, che di seguito illustro.

- Dopo aver compiuto un’attenta analisi tecnica, ci si convinse che un momento delicato come la nascita di un bambino dovesse avvenire all’interno di reparti in grado di garantire i massimi standard di sicurezza per i neonati e per le mamme. Tengo a sottolineare che questo orientamento venne assunto, nonostante la raccolta di più di 23.000 firme a difesa dell’Unità operativa di maternità e prestando principalmente attenzione al parere autorevole di molti esponenti del mondo medico, che offrirono agli amministratori locali la possibilità di decidere sulla base di considerazioni rigorose e avvalorate scientificamente.

- Da molti anni serpeggiava (e tuttora serpeggia, purtroppo) tra la popolazione, i rappresentanti istituzionali e anche tra i professionisti della sanità una sensazione di “abbandono” dell’ospedale, determinato da una programmazione non sempre convincente da parte della Politica e dell’Azienda sanitaria, che ha determinato un progressivo depauperamento del nosocomio, anche in riferimento a servizi fondamentali. Il potenziamento e la valorizzazione proprio di questi servizi costituí la base dell’accordo, sottoscritto dalla Provincia autonoma di Trento, dall’Azienda sanitaria e dalla Comunità di Valle. Sostanzialmente si chiese che le risorse storicamente destinate al punto nascite fossero indirizzate al consolidamento dei reparti imprescindibili dell’ospedale.

I firmatari si impegnarono a realizzare nel breve e medio periodo un piano di azioni che, in estrema sintesi, contemplava:

• la ristrutturazione e la riorganizzazione del pronto soccorso, elemento nevralgico per un’unità di medicina all’avanguardia,

• la presenza degli anestesisti 24 ore su 24;

• la dotazione di un organico idoneo alla piena funzionalità di un reparto di radiologia già dotato di ottime apparecchiature;

• la presenza di personale e strutture in grado di garantire la chirurgia di base;

• l’introduzione di un percorso nascite capace di offrire tutti i servizi necessari durante la gravidanza;

• ultimo, ma naturalmente non in ordine di importanza, la piena valorizzazione dell’unità operativa di ortopedia, divenuta nel tempo autentico punto d’eccellenza dell’ospedale di Tione, che necessitava, tra il resto, anche dell’ampliamento degli spazi dedicati.

Non è il caso di ripercorrere in questa sede tutte le problematiche registrate negli ultimi anni e che di fatto contravvennero a quanto sancito all’interno del protocollo, anche se parte degli interventi fu naturalmente realizzata. A titolo esemplificativo e per citare solo le situazioni più eclatanti, ricordiamo che, ad un certo punto, l’Azienda sanitaria decise di declassare il reparto di ortopedia da “struttura complessa” a “struttura semplice” (decisione poi ritrattata in conseguenza delle accese proteste da parte del sottoscritto e del territorio); che i lavori di ristrutturazione finalizzati all’espansione del reparto di ortopedia (per un importo di circa 300.000 euro) vennero rinviati in continuazione e che tuttora non sono iniziati; che l’organico dei medici anestesisti non è praticamente mai stato completato, esponendo gli utenti dell’ospedale ai rischi connessi a improvvise situazioni critiche nelle ore notturne.

L’emergenza generata dal Coronavirus, tra il resto, ha rimarcato ulteriormente l’importanza di dotare il Trentino di strutture ospedaliere competitive e in grado di rispondere in maniera integrata e coordinata ai bisogni dei cittadini residenti e delle centinaia di migliaia di persone che annualmente scelgono la nostra terra per trascorrervi dei periodi di riposo e relax; ora che ci si proietta nella delicata “fase 2”, che contempla anche la riconversione degli ospedali verso l’attività ordinaria, si rende ancora più necessaria una ricognizione rispetto alle strutture territoriali e all’organizzazione complessiva della sanità locale, tenuta nel breve e medio periodo ad adottare protocolli molto rigorosi per garantire la sicurezza dei pazienti contro possibili contagi, rimodulando talvolta anche gli spazi all’interno dei singoli reparti.

Tutto ciò premesso, chiediamo all’Assessorato alla Salute della Provincia autonoma di Trento e all’Azienda provinciale per i servizi sanitari risposte concrete, tempestive e finalmente esaustive verso tutti gli impegni assunti in seno al sopracitato protocollo; richiediamo inoltre un’attenta analisi in riferimento a nuove istanze emerse negli ultimi anni, che riguardano sia aspetti strutturali che organizzativi: nello specifico, si rende necessaria un’analisi della funzionalità di tutte le unità operative, anche in conseguenza degli adempimenti susseguenti al Covid.

Desidereremmo che un’indagine di questo tipo fosse condotta partendo da un’imprescindibile fase di ascolto che coinvolga i rappresentanti di tutti i reparti ospedalieri, del territorio (come medici di base e infermieri) e gli amministratori locali, che negli ultimi anni in particolare si sono distinti per un’innegabile atteggiamento ispirato dal senso di responsabilità e da una “matura consapevolezza”.

In merito all’organizzazione della struttura, l’occasione è utile anche per riportare alla Sua attenzione un’ulteriore istanza: da troppo tempo l’ospedale di Tione è privo di una figura dedicata in maniera esclusiva al coordinamento generale, che raccordi attività e reparti e che funga da punto di riferimento diretto per gli amministratori e per il territorio. Notoriamente, allo stato attuale è contemplata una Direzione medica a scavalco con l’ospedale di Arco, quando due primariati (ortopedia e radiologia) sono invece “condivisi” con quello di Cles: una situazione che in un certo modo diventa il simbolo di un’organizzazione di complicata comprensione, oltre che di discutibile efficacia.

Nel momento in cui risultasse difficile l’introduzione nel breve periodo di tale figura, suggeriamo la costituzione di un nucleo ristretto di coordinamento (anche chiedendo la collaborazione dei primari e delle altre figure apicali) deputato a individuare sintesi e soluzioni condivise al cospetto di accurati approfondimenti: questo team potrebbe certamente offrire le auspicate opportunità di crescita e costituire un elemento di dialogo costruttivo sia per l’Azienda che per il territorio.

Sperando di averLe fornito interessanti spunti di riflessione, ma anche di aver apportato qualche utile suggerimento, desideriamo manifestare piena disponibilità per un confronto serio ed equilibrato, finalizzato a individuare delle soluzioni convincenti ai problemi evidenziati e stabilire azioni coerenti con le esigenze del territorio giudicariese.

Come detto sopra, il presente documento è stato presentato ai Sindaci del nostro ambito lo scorso 4 maggio, i quali, condividendone integralmente i contenuti, all’unanimità, hanno chiesto di sottoscriverlo».

Firmato: Il Presidente della Comunità di Valle Giorgio Butterini, e tutti iI Sindaci dei Comuni delle Giudicarie

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