Mortaso: malghe assegnate a tre soggetti della Rendena (ma sono due sole famiglie)

di Giuliano Beltrami

E' ufficiale: le tre malghe dell'Asuc di Mortaso andate all'asta all'inizio di marzo sono state assegnate. Si doveva attendere che i vincitori scegliessero quale malga prendere. Infatti il bando di gara prevedeva che un vincitore non potesse aggiudicarsi piiù di una malga. Siccome la maggior parte dei partecipanti aveva puntato su più malghe, come abbiamo scritto in occasione dell'apertura delle buste le carte dovevano essere rimescolate.
Il rimescolamento ha dato i seguenti risultati. Malga Casinèla Camac è andata all'Azienda agricola Ginòta di Pinzolo al prezzo di 3.200 euro. Malga Val Germénega verrà monticata dall'Azienda agricola Scarazzini Marcello e Luca, che l'ha portata a casa per 16.600 euro a fronte di una base d'asta di 4.500. Infine Malga Val Siniciaga è stata assegnata all'Azienda agricola Maffei Fabio per 9.200 euro.
Come si legge nel verbale di assegnazione, l'Asuc ha «verificato i requisiti richiesti nel disciplinare e nell'avviso di gara tramite richieste ufficiali all'Azienda provinciale Servizi sanitari Unità operativa Veterinaria, alla Camera di Commercio di Trento ed al Servizio agricoltura della Provincia». Pertanto, tutto regolare.
Qualche nota a margine. Primo aspetto da notare: le tre malghe, con relativi pascoli, porteranno nelle casse dell'Asuc di Mortaso 29.000 euro tondi tondi. Un bel gruzzolo se si pensa che la base d'asta complessiva ammontava a 11.000 euro, che fra l'altro rappresentavano poco meno del doppio di quanto pagato dagli affittuari fino a qualche anno fa, quando le tre malghe venivano affittate in un unico lotto.
Quanto ai vincitori, detto che sono tutti rendeneri, occorre spiegare che due delle tre malghe andranno in famiglia. Per capirci, l'Azienda Ginòta e Maffei Fabio appartengono allo stesso ceppo familiare di Pinzolo. Fece scalpore l'anno scorso l'asta per la gestione di Malga Cioca, che era stata tolta a Fabio Maffei. Una volta rimessa all'appalto, era stata assegnata all'Azienda Ginòta, costituita dal padre pensionato dello stesso Maffe (Gino) insieme all'operaio indiano di quest'ultimo. Lo scalpore non era per l'assegnazione in sé, ma per la formulazione delle norme, che, come denunciarono gli addetti ai lavori, consentono di accedere alla Riserva Nazionale dei titoli (che tradotto significa soldi dell'Unione europea) alle aziende che abbiano in società giovani sotto i quarant'anni, indipendentemente dal lavoro svolto e dal possesso del bestiame, purché ne abbiano la responsabilità sanitaria, indipendente da quella fiscale.
La polemica era sorta perché l'Azienda Ginòta era stata costituita poche settimane prima dell'appalto. Oltretutto, l'asta era capitata giusto nel periodo in cui una Procura della Repubblica lombarda stava indagando rispetto alla gestione di malghe confinanti con pascoli trentini della Val Daone, nelle quali erano implicati allevatori lombardi che prendevano in affitto anche malghe rendenere. Facile immaginare l'agitazione. Per ora (stagione 2020) tutto è tranquillo, anche se le antenne degli allevatori sono drizzate in attesa delle decisioni dei proprietari (Comuni ed Asuc) in merito alle aste future.

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