S. Lorenzo in Banale, no ai profughi Serata infuocata con Zeni e il Cinformi

È stata una serata calda e difficilissima, quella organizzata da Cinformi e Comune di San Lorenzo in Banale ieri nel teatro del paese. Tre giorni dopo l’avvertimento incendiario con cui è stata presa di mira la struttura del B&B Casa di Wilma, dove nel corso di questo mese arriveranno sette richiedenti asilo, una sala gremita da oltre 300 persone ha accolto con poco spirito di accoglienza e con ancor meno pazienza le spiegazioni dei funzionari di Cinformi e dell’assessore provinciale Luca Zeni, la cui voce è stata più volte sovrastata dalle urla. Per lui, una serata di compleanno dove le candeline si sono trasformate in rumorosi petardi.


Eppure era iniziato in modo tranquillo. Da una parte, sul palco con Luca Zeni, la referente del progetto di seconda accoglienza Claudia Vivino con un collega, il sindaco Albino Dellaidotti e il vicesindaco Rudi Margonari. In sala, tantissimi abitanti, alcuni volontari dell’accoglienza provenienti da altri comuni vicini, i consiglieri provinciali Walter Kaswalder e Mario Tonina, esponenti locali della Lega è una decina di esponenti di CasaPound.


Zeni aveva avviato la serata ricordando i punti fondamentali del progetto di accoglienza provinciale, che si distingue da quello nazionale per la gestione diretta dei richiedenti asilo (ora 1.604, in calo) e il tentativo di collocarli in piccoli gruppi in appartamenti diffusi in tutte le comunità. Ma quando dal sistema generale e dagli esempi positivi di integrazione registrati a Stenico, a Baselga di Pinè e in altri paesi trentini, l’assessore è arrivato a parlare degli arrivi previsti a San Lorenzo, sono iniziate le contestazioni.


Casa Pound ha srotolato uno e il suo capo Castaldini ha preso la parola ma è stato zittito dopo poche battute dal vicesindaco che ha invocato il diritto di parola prima per gli abitanti: per lui fragorosi applausi. Ma poi è iniziato il fuoco contro Cinformi e Provincia. Le bordate sono partite dalla prima fila, dagli abitanti della casa in cui c’è anche il B&B dell’attentato.


Ivo Rigotti: «Nulla contro l’accoglienza, ma li abitiamo in cinque famiglie, tutte sullo stesso pianerottolo, con tre bambini appena nati. Non ci sentiamo tranquilli». «Se qualche altro matto appicca il fuoco e non lo spegne - ha aggiunto la figlia - cosa succede?» «Se dentro ci resta mio nipotino, lei cosa fa, assessore?». «Perché non ci mandate delle famiglie ma degli uomini, e perché non avete chiesto a noi che sa ne pensavamo, prima di decidere?».


Più che scontato che la sala sia esplosa in un applauso, mentre una signora dall’accento dell’Est ha contestato veementemente il diritto di altri stranieri a essere accolti «senza fare niente per meritarselo».

Zeni ha tentato di rispondere invocando la logica dei numeri, spiegando che le famiglie sono tutte sistemate e che i richiedenti asilo da ricollocare in Trentino sono ora 1.400, ma è stato sommerso da urla, diventate ancora più forti quando ha detto: «se ci dite non li vogliamo, ne prendiamo atto ma non possiamo chiedere il permesso ai vicini, siamo nel campo del diritto privato».


«Allora portali a casa tua», ha gridato qualcuno. Poi ha preso la parola il titolare dell’Hotel San Lorenzo, vicino al B&B, esprimendo la propria preoccupazione per un calo di affari: «Se un turista deve scegliere, va da un’altra parte». La figlia Anna ha rincarato la dose, contestando anche la mancata informazione preventiva da parte del Cinformi. Zeni ha ribattuto: «Se mi dite che in Trentino i turisti non vengono perché abbiamo richiedenti asilo, vi dico che i dati delle ultime stagioni sono assolutamente positivi e quindi non è vero».


Nuove contestazioni, ma Vivino è intervenuta proponendo un incontro con tutti vicini dei profughi in arrivo e con gli operatori: «ci spiegherete i vostri problemi e quando i ragazzi arriveranno, prima 4 e po’ gli altri 3, gli diremo esattamente come devono comportarsi e noi controlleremo che facciano ciò che gli è stato detto». Una proposta che è stata apprezzata, ma il dibattito è continuato in modo vivace con Ivo Rigotti che ha proposto l’uso della canonica, «che potrebbe andare bene a tutti» e ha sottolineato che a San Lorenzo la stagione turistica dura 40 giorni.


Applausi per lui è invece molte contestazioni per l’intervento di Ilaria Pedrini di Breguzzo che ha tentato di portare l’esperienza positiva registrata in paese, una testimonianza cui si è aggiunta quella di Pierluigi Zambanini di Villa Banale. Qualcuno, tra il pubblico, ha mormorato: «Questi li ha pagati Zeni?».

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