La storia

La reliquia del beato Carlo I° d'Austria a Cavalese nel segno della pace

L'ultimo imperatore dell'Impero Austoungarico appoggiò gli sforzi per la pace di papa Benedetto XV durante il Primo conflitto mondiale. La reliquia della sua maschera funeraria sarà in val di Fiemme per tutto il mese di maggio e sono diverse le iniziative organizzate per l'occasione dall'associazione "Scizeri de Fiem - Schützenkompanie Felimstal" di Castello

CAVALESE - Carlo I° d'Austria, l'ultimo imperatore dell'Impero Austoungarico, fu nominato beato e portatore di pace grazie alla missione che ha compiuto nel suo mandato, interrompendo il conflitto della Prima guerra mondiale e tra i popoli. La reliquia della sua maschera funeraria farà tappa a Cavalese per tutto il mese di maggio, nell'ambito del progetto "Cammino della Pace". 

L'associazione "Scizeri de Fiem - Schützenkompanie Felimstal" con sede a Castello di Fiemme organizzerà una serie di eventi dedicati al tema della pace. 

Dopo l'arrivo due giorni fa della reliquia alla chiesa di San Vigilio, il 10 maggio c'è stato un momento di raccoglimento con canti e memorie a cura del Coro La Valle, poi il 18 maggio è in programma la giornata dei gruppi giovani di Fiemme dal titolo "I giovani incontrano il Beato Carlo".

Si passa poi al 25 maggio con la marcia della pace, una sfilata nel centro di Cavalese, con Santa Messa alla Pieve e Forum della Pace al Palafiemme, con musica e canti. Infine, il calendario di eventi in occasione del "Cammino della Pace" si concluderà il 31 maggio con la Santa Messa nella Chiesa di San Vigilio e la ripartenza della reliquia.

La figura dell'ultimo imperatore Carlo I° d'Austria, beatificato nel 2004, rappresenta una importante tappa in val di Fiemme per promuovere la fine dei conflitti nel mondo a sostegno della pace.

Si legge nel sito Web del Vaticano: "Mentre imperversava la Prima Guerra Mondiale, con la morte dell'Imperatore Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916, Carlo divenne Imperatore d'Austria. Il 30 dicembre venne incoronato Re apostolico d'Ungheria.

Anche questo compito venne visto da Carlo come una via per seguire Cristo: nell'amore per i popoli a lui affidati, nella cura per il loro bene e nel dono della sua vita per loro.

Il dovere più sacro di un Re - l'impegno per la pace - fu posto da Carlo al centro delle sue preoccupazioni nel corso della terribile guerra. Unico fra tutti i responsabili politici, appoggiò gli sforzi per la pace di Benedetto XV.

Per quanto riguarda la politica interna, pur in tempi estremamente difficili pose mano ad un'ampia ed esemplare legislazione sociale, ispirata all'insegnamento sociale cristiano.

Il suo comportamento rese possibile al termine del conflitto una transizione a un nuovo ordine senza guerra civile. Tuttavia venne bandito dalla sua patria.

Per desiderio del Papa, che temeva lo stabilirsi del potere comunista nella Mitteleuropa, Carlo cercò di ristabilire la sua autorità di governo in Ungheria. Ma due tentativi fallirono, poiché egli voleva in ogni caso evitare lo scoppio di una guerra civile.

Carlo venne mandato in esilio nell'isola di Madeira. Poiché egli considerava il suo compito come un mandato di Dio, non poté abdicare alla sua carica.

Ridotto in povertà, visse con la sua famiglia in una casa assai umida. Perciò si ammalò a morte, accettando la malattia come sacrificio per la pace e l'unità dei suoi popoli.

Carlo sopportò la sua sofferenza senza lamenti, perdonò a tutti coloro che avevano mancato contro di lui e morì il 1° aprile 1922 con lo sguardo rivolto al Santissimo Sacramento. Come ricordò ancora sul letto di morte, il motto della sua vita fu: «Tutto il mio impegno è sempre, in tutte le cose, conoscere il più chiaramente possibile e seguire la volontà di Dio, e questo nel modo più perfetto»."

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