Salute / Nodi

La Val di Fiemme vuole un nuovo ospedale? La cautela dei sindaci sul progetto Mak

Chi deve decidere? Solo i paesi di Fiemme, o anche Fassa e Cembra? E dove si farà: a Masi o da qualche altra parte? Mentre la Provincia «spinge» e il Navip «approfondisce», il dibattito è aperto

CAVALESE. Procede a piccoli passi il percorso verso il nuovo ospedale di Fiemme. Chi deve dare il parere sulla fattibilità della proposta di partenariato pubblico-privato avanzata dall'Associazione temporanea di imprese guidata da Mak Costruzioni, cioè il Navip (Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Provincia), non si è ancora espresso.

Nell'incontro di lunedì a Tesero con gli amministratori locali il presidente Maurizio Fugatti e i dirigenti provinciali hanno spiegato che l'istruttoria tecnica, iniziata nella primavera 2021, è in dirittura d'arrivo e che i ritardi rispetto ai tempi inizialmente previsti sono dovuti alle centinaia di osservazioni che la Provincia ha richiesto all'impresa proponente. Manca ancora la definizione di un progetto dettagliato, che qualche sindaco l'altro ieri si aspettava di vedere finalmente svelato, ma la volontà della Provincia è ormai chiara: in val di Fiemme si vuole costruire un nuovo ospedale, abbandonando l'attuale struttura di Cavalese.

Ospedale, quest'ultimo, dove pur continuano i lavori a pronto soccorso (conclusione prevista a marzo 2023) e successivamente partiranno quelli all'endoscopia, senza avere ancora ipotizzato cosa ne sarà della struttura dopo l'eventuale cessazione dell'operatività.

Dopo che la Provincia avrà dichiarato l'interesse pubblico della nuova costruzione si dovrebbe aprire il percorso partecipativo con i territori coinvolti.

Dovranno essere loro - ha rassicurato Fugatti - i protagonisti di una scelta cruciale per il loro futuro. E qui si apre già un primo capitolo di discussione: a decidere dovrà essere solo la val di Fiemme, oppure anche le vicine Fassa e Cembra? «Tutte le valli dell'Avisio devono avere voce nella scelta» dice Renato Nazario Micheluzzi, vice procurador del Comun General de Fascia, ente che si è chiaramente esposto a favore della costruzione del nuovo ospedale.

«La scelta spetta solo a Fiemme», ribatte Sergio Finato, sindaco di Cavalese, unico Comune che si è dichiarato ufficialmente contrario allo spostamento e quindi a favore della ristrutturazione dell'esistente.

Le altre amministrazioni del territorio si guardano bene dall'esporsi nettamente a favore o contro dell'una o dell'altra ipotesi, consapevoli di muoversi su un "campo minato" pieno di insidie.

A favore della loro scelta di temporeggiare le lungaggini del Navip e la mancanza di un progetto definito dei dettagli, ma sono comunque cominciati ad emergere apprezzamenti per la nuova proposta. «Il progetto è molto interessante e di prospettiva per i nostri territori - dice la sindaca di Predazzo Maria Bosin -. Abbiamo bisogno di un ospedale che sia all'altezza delle esigenze, fermo restando che i servizi sanitari dovranno rimanere in mano pubblica. In caso si scelga questa strada, cerchiamo di andare nella direzione della localizzazione a Masi, ma ci è stato spiegato che, se ci saranno inghippi, l'ospedale potrà essere spostato altrove. Aspetto comunque di vedere prima il progetto completato».

«La Provincia sta lavorando con grande professionalità e impegno verso un cambio epocale della sanità trentina, nell'ottica di un ospedale diffuso - afferma Marco Larger, sindaco di Castello Molina -. Ci vorrà del tempo, ma di fronte a una proposta del genere bisogna trovare la maniera di attivare il percorso partecipativo e poi vediamo il territorio cosa ne pensa».

«Aspettiamo il parere del Navip, poi per forza noi Comuni dovremo esprimerci» dice il sindaco di Panchià Gianfranco Varesco.

Cavalese resta invece ferma sulla sua posizione: «Meglio ristrutturare l'ospedale esistente - conferma il sindaco Finato -. Noi siamo a favore della sostenibilità ambientale, economica e sociale dell'opera. Se il nosocomio venisse spostato, per la comunità cavalesana sarebbe un danno, portando via risorse e posti di lavoro al paese. Riguardo a questo chiediamo che venga realizzato uno studio di impatto socio-economico».

Dalla val di Fassa il pensiero è invece opposto: «Realizzare un nuovo ospedale a Masi risponderebbe alle esigenze della nostra comunità - dice Micheluzzi, vice procurador del Comun General -. Dovrà essere l'ospedale del futuro, che guarda alle esigenze del territorio per i prossimi quarant'anni, e avere una visione più ampia e lunga di una semplice ristrutturazione».

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