Economia / Turismo

La Val di Fassa «perde» i russi: grande preoccupazione anche per gli altri dell’Est e per gli stagionali dell’Europa Orientale

I villeggianti di Mosca erano una clientela facoltosa e preziosa: prima allontanati dal Covid, adesso dalla guerra, «è un'altra mazzata sulla testa di chi vive di turismo. Siamo tutti molto in ansia»

STAGIONALI Stagione estiva è alle porte ma non si trovano lavoratori

di Andrea Tomasi

VAL DI FASSA. Mancano e mancheranno i russi. Mancheranno il loro amore per le Dolomiti, mancheranno i loro soldi e la loro ricchezza che diventa ricchezza di chi opera nel turismo. In Val di Fassa i russi sono sempre stati i benvenuti. La guerra mossa da Vladimir Putin all'Ucraina ha ripercussioni anche nel mondo del turismo montano, di quello invernale.

Il conflitto ferma i russi entro i propri confini, le sanzioni rallentano il motore dell'economia (anche quella del divertimento), l'esclusione sociale e culturale di tutto ciò che è riconducibile al governo di Mosca (è di pochi giorni fa la notizia che l'Università di Trento ha interrotto i rapporti con istituzioni che fanno capo alla Federazione, innescando polemiche nel mondo accademico e scientifico) rappresenta un freno allo sviluppo di una macchina, quella della neve, particolarmente delicata dopo i colpi dati dalle misure anti-Covid.

E poi ci sono i rincari delle materie prime (la Russia è uno dei granai del mondo, oltre che fornitore di petrolio e gas): un problema che non è solo oggetto di conversazioni dotte fra economisti perlopiù inascoltati (e in alcuni casi inascoltabili), ma questione reale, una lama che affonda nella carne viva degli operatori del turismo, già feriti da due anni a dir poco difficili.

La Val di Fassa dice addio ai russi, almeno per un po'. Addio e alle promesse che portavano con sé, a bordo di Suv e auto di lusso: promesse di benessere, una leva per l'economia del turismo locale. Solidarietà ad un Paese sotto assedio, l'Ucraina, ma in Val di Fassa - l'ammiraglia delle Valli della Farfalla del Trentino - si fanno i conti e chi immaginava un futuro più florido, grazie ai turisti dell'est, dovrà ridimensionare i propri sogni. Non ci saranno i russi nella prossima stagione, ovviamente non ci saranno gli ucraini, sfiancati e impegnati in cose più importanti dei progetti di sci all'estero, ma - stando a quanto si dice anche negli uffici dell'Apt di Fassa - si rischia di non vedere neanche polacchi, romeni, cechi, slovacchi, serbi «che magari valuteranno bene se muoversi e, visti i tempi, magari resteranno a casa».

E si consideri che, in questo caso, parliamo di clienti ma anche di lavoratori stagionali: assenze da un lato e dall'altro dell'ideale bancone della reception degli alberghi fassani. «C'è tanta preoccupazione» spiega il presidente dell'Azienda di promozione turistica Fausto Lorenz: «Dopo il lockdown e le incertezze date dall'introduzione del green pass, dal punto di vista economico questa guerra è un'altra mazzata sulla testa di chi vive di turismo. Siamo tutti molto in ansia. Il mercato russo è sempre stato molto interessante per noi. In una stagione invernale normale (e quindi bisogna pensare a prima del 2020, ndr)la clientela russa rappresenta il 10% delle presenze».

Le misure per il contenimento del virus e l'introduzione del lasciapassare digitale non hanno spezzato l'economia fassana, ma in alcuni casi è stato fatto mancare il fiato. «E infatti alcuni alberghi hanno chiuso: in qualche caso per alcune settimane, in qualche caso definitivamente». Guardando i dati, non ancora definitivi, oggi in possesso dell'Apt circa la stagione che si sta concludendo (quindi da dicembre a fine marzo) si nota una contrazione che va da -12 a -15% di presenze.

E dopo due anni pandemici - con regole poco certe, greenpass a fisarmonica (prima con una durata di 9 mesi e poi di 6 e poi non si sa e non si sa se scomparirà, come è stato fatto scomparire in altri Paesi, diretti concorrenti del Trentino, come la Svizzera)- dopo due anni di "guerra al virus" è arrivata la guerra vera. Il direttore dell'Apt Paolo Grigolli spiega che ciò che è accaduto sul piano internazionale nelle ultime settimane incide sui processi aziendali di un territorio che ha sempre puntato all'eccellenza e al turismo di qualità. «Faremo una serie di incontri con gli albergatori e tutti gli operatori economici».

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