Turismo / La svolta

Apt di Fiemme, il vicepresidente Vanzetta si dimette, duro atto di accusa: «da un anno non si vede niente»

Fusione con Piné «subita passivamente», mancanza di visione e coraggio, e un affondo sulla mobilità della valle «diretta e organizzata dalle società degli impianti, tutta incentrata solo sugli skibus»

di Andrea Orsolin

CAVALESE. La stagione invernale si apre con il botto. Fabio Vanzetta (foto) si è dimesso dal consiglio di amministrazione dell'Apt, azienda nella quale svolgeva il ruolo di vicepresidente con deleghe su mobilità e bilancio.

La scelta dell'attuale vicesindaco di Ziano è stata comunicata in settimana al presidente dell'azienda turistica Paolo Gilmozzi, al resto del Cda e ai sindaci della valle attraverso una lettera in cui spiega i motivi del suo abbandono. «Da qualche anno non vedo più crescere l'Apt. Ci sono temi a me cari e per i quali avrei voluto provare a dare un contributo al loro rinnovamento. Conscio di non esserci riuscito, ho deciso di farmi da parte» spiega Vanzetta precisando che alla base della scelta non c'è nessun attrito con il presidente Gilmozzi.

«Rassegno le dimissioni - scrive nella lettera - non riuscendo più a trovare la condivisione e gli stimoli necessari a dare quel positivo contributo che il ruolo impone».Vanzetta elenca poi le sue motivazioni. «Comincio da lontano, da quando il precedente direttore si è dimesso e ci siamo mossi per individuarne uno nuovo. Le aspettative erano alte perché con quella scelta si sarebbero dovute gettare le basi per una nuova tanto decantata fase. A seguire poi vi è stato il rinnovo dell'organo amministrativo e il confronto acceso che ne ha contraddistinto la nomina dava l'impressione che a breve questa rivoluzione positiva di idee, di novità, di pensiero, stesse per partire e così, a pari modo, anche lo spirito con cui ho accettato di rappresentare la parte pubblica che mi aveva nominato. Ma tutto questo ahimè non è rimasto che un sogno, di tutte quelle aspettative generate ho visto concretizzarsi poco o nulla».

L'obbligata fusione con l'Apt di Cembra, l'(im)mobilità e il ruolo marginale dei Comuni sono stati tre macigni che hanno portato Vanzetta a dimettersi. «Abbiamo subito passivamente la riforma della normativa delle Apt, ritrovandoci ad oggi con i giochi fatti e le condizioni prestabilite. In questi ultimi anni non ho visto alcuna crescita, alcuna iniziativa concreta, alcun progetto degno di tale nome. Tutto si è ancora una volta limitato ad una semplice prorogatio di ogni singola iniziativa messa in campo dai predecessori».

Da anni Vanzetta battaglia per cambiare il sistema di mobilità della val di Fiemme. «Un sistema obsoleto, che ha ormai quarant'anni e che gira esclusivamente attorno all'interesse non dei fruitori del servizio, ma a quello di pochi soggetti come le società degli impianti di risalita che dall'esterno ancora oggi ne dirigono l'organizzazione. Fino a che il sistema gira attorno alla logica degli skibus non cresceremo mai. Se vogliamo togliere traffico e inquinamento dalle nostre strade bisogna cambiare passo, ma non vedo la voglia di farlo. Si parla di Bus Rapid Transit in ottica Olimpiadi? Bisogna osare di più, affrontare un concetto di mobilità diversa».

Vanzetta considera il ruolo dei Comuni all'interno di Apt di "mera facciata". «Sono pochi i progetti e gli investimenti che l'azienda volge nei confronti del pubblico, in rapporto al peso e al ruolo che questo dovrebbe avere. Siamo mancati di progettualità, di idee, di imprenditorialità, limitandoci ancora una volta a far sì che tutto rimanga staticamente com'era anche prima della riforma. Non è mai stata fatta una seria riflessione sull'impiego di quelle imponenti risorse, di quanto avrebbero potuto portare alla valle se investite sul territorio diversamente, invece che rigirate fuori per mantenere flotte altrui di mezzi obsoleti. Non riconoscendomi in questo, e amareggiato per non essere riuscito a portare il mio contributo, non posso che lasciare spazio ad altri».

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