Covid / Fassa

Coronavirus, il procurador accusato di fare censura: interrogazione del consigliere provinciale Guglielmi

Il servizio tivù in questione - realizzato da Vincent Frattini (nella foto)  - è stato pubblicato l'1 novembre su Facebook e YouTube. La puntata di Pedies è stata fatta rimuovere dal Comun General il giorno 4. Servizio giornalistico oscurato e ora le forze di opposizione parlano di censura

di Andrea Tomasi

VAL DI FASSA. Un programma tivù pagato con soldi pubblici erogati dal Comun General; una redazione giornalistica che, dopo una serie di servizi dedicati all'importanza del vaccino anti Covid, decide di dare spazio a chi contesta l'utilizzo del green pass quale limite per l'accesso al lavoro e a servizi pubblici-privati; un servizio tivù di 3 minuti, in cui viene sentito il parere di un avvocato sulla possibile violazione di una serie di articoli della Costituzione, messo online; tre giorni di trasmissioni fino all'intervento del Comun General che fa togliere il racconto televisivo; un consigliere provinciale, che rappresenta i ladini di Fassa, che porta il caso all'attenzione della politica trentina e accusa il Comun General di censura. È questa la Val di Fassa ai tempi del Covid. Il programma in questione è quello della Tivù Ladina. Si chiama «Pedies» (Orme): un contenitore di informazioni dal territorio, inserito nel Piano di politica linguistica del Comun general de Fascia, quindi finanziato anche con contributi pubblici provenienti dalla Provincia di Trento e dalla Regione Trentino Alto-Adige/Südtirol (circa 62.000 euro all'anno).

Dopo 7 servizi dedicati alle politiche sanitarie vaccinali, i cronisti hanno voluto dedicarne uno a chi critica l'utilizzo del "passaporto sanitario". Così hanno intervistato l'avvocato Manuela De Pellegrini che, in punta di diritto, ha espresso una serie di perplessità sulla misura di controllo digitale. «In un minuto - racconta l'avvocatessa, che è anche consigliere comunale a Moena (Jent per Moena) - ho risposto alla domanda sugli effetti della compressione dei diritti dei cittadini. Da legale ho spiegato quanti e quali articoli della Carta fondamentale vengono violati, a partire dall'articolo 1 ("L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro"). Il green pass di fatto impedisce di lavorare e quindi di sostentare la propria famiglia. Togliere il diritto al lavoro significa togliere la dignità ai cittadini. Nel servizio si parlava di questo, dei costi dei tamponi fatti a chi non vuol farsi inoculare il siero». De Pellegrini va oltre e parla di un clima pesante, di «cittadini a cui viene tolto il diritto di manifestare» di «libertà fondamentali violate», «senza contare che, con l'introduzione del green pass, si sta spaccando la società e mentre noi litighiamo sui limiti che ci vengono imposti, veniamo distratti e non vediamo come si sta piano piano smantellando lo stato sociale».

Fin qui la presa di posizione della legale. Il servizio tivù in questione - realizzato da Vincent Frattini (nella foto)  - è stato pubblicato l'1 novembre su Facebook e YouTube. La puntata di Pedies è stata fatta rimuovere dal Comun General il giorno 4. Servizio giornalistico oscurato e ora le forze di opposizione parlano di censura. Il procurador Beppe Detomas, peraltro anche lui avvocato, ora è nel mirino per la sua presa di posizione, per aver fatto togliere il servizio dai canali social. In una lettera inviata alla direttrice responsabile Stefania Povolo e alla casa di produzione Filmart, di proprietà di Giacomo Gabrielli, con sede a Moena, dice: «Al di là dell'unilateralità con cui si è affrontato il tema nel quale è stata data voce soltanto a chi ha posizioni dichiaratamente contrarie a tali misure, ciò che più mi ha indignato sono stati i non troppo celati inviti a prendere posizione contro la misura del green pass, che ricordo essere stata adottata con una legge dello Stato». ...). Nei prossimi giorni, gli organi competenti del Comun General de Fascia valuteranno se vi sono i presupposti per chiedere un parere all'Avvocatura di Stato per tutelare i diritti, gli interessi e il prestigio dell'Ente». Ma la storia non si chiude qui, perché il consigliere provinciale e leader della Lista Fassa Luca Guglielmi ha fatto un'interrogazione in materia.

Dice che con il suo comportamento il procurador Detomas avrebbe violato l'articolo 21 della Costituzione sulla libera manifestazione del pensiero. La rimozione del video sarebbe, a suo dire, una compressione del diritto di cronaca. Il consigliere dell'Associazione Fassa fa proprie le argomentazioni dell'avvocato De Pellegrini, che dice: «Il procurador avrebbe dovuto fare ricorso d'urgenza per l'inibizione e il sequestro del video. Avrebbe dovuto attendere il pronunciamento di un giudice, invece che fa? Fa l'accusa, il processo, la sentenza e l'esecuzione della stessa». La telefonata di Detomas alla casa di produzione e lo stop al video - che però nel frattempo ha avuto 1000 visualizzazioni su Fb ed è stato trasmesso più volte in chiaro in televisione - sono oggetto della contestazione giuridica di censura: contestazione giuridica che diventa politica.

comments powered by Disqus