Weiss: anche col lockdown ci siamo salvati, l'estate dei turisti è andata bene

di Andrea Tomasi

«Ci siamo salvati». Con tre parole Andrea Weiss, a capo dell’Azienda di promozione turistica di Fassa riassume il quadro di fine stagione. I conti sull’estate 2020, caratterizzata dalla convivenza col Covid, non sono ancora definitivi (mancano i numeri di settembre), ma il direttore che gestisce il «sistema Fassa» traccia un primo bilancio, fatto più di luci che di ombre. Il calo, previsto e prevedibile a causa delle misure anti-virus, è stato contenuto. «Calcoliamo un -15%»

Parliamo della media dei pernottamenti. «Rispetto alle previsioni, le cose sono andate abbastanza bene. Nonostante le criticità, in agosto abbiamo visto una richiesta molto importante (solo un 3% di contrazione). La Val di Fassa è stata molto gettonata nel cuore dell’estate».
Insomma non sono venuti a mancare gli ospiti che rappresentano la spina dorsale della clientela del territorio. Parliamo dei turisti provenienti da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. In primavera si era temuto di non vederli, anche perché il lockdown in quelle regioni - si pensava - aveva messo a dura prova la popolazione sul versante pratico (tanti cittadini, potenziali ospiti dei luoghi di villeggiatura, si sono giocati le ferie durante l’isolamento), su quello economico (titolari e dipendenti di aziende hanno rischiato molto) e psicologico (andare in un albergo temendo il contagio non è la migliore delle prospettive). E invece il sistema ha tenuto e chi poteva andare in vacanza ci è andato. Gli altri sono rimasti in città.

Quest’estate la Val di Fassa ha battuto il Coronavirus. «Credo che buona parte del merito sia da ascrivere agli operatori che sono stati in grado di rassicurare la clientela con comportamenti prudenti. Credo che in questa fase abbia pagato il rapporto fiduciario che si è costruito nel tempo. Gli ospiti si sono fidati della qualità e delle rassicurazioni dei nostri operatori» spiega il direttore Weiss. Oggi la Val di Fassa conta 19.000 posti letto nell’alberghiero («Solo 6 hotel quest’estate sono rimasti chiusi»), circa 20.000 in appartamenti/residence e altri 20.000 nelle seconde case.

«Pensando ai timori iniziali ci siamo salvati - ribadisce - Abbiamo attivato tutti i canali. Ci sono turisti che mi hanno scritto e mi hanno detto di essere stati molto soddisfatti: contenti per il rigore e l’attenzione dimostrati».

Il direttore spiega che un fattore rilevante è rappresentato dal brand Val di Fassa. Il marchio di garanzia avrebbe tranquillizzato i più. «E poi abbiamo registrato anche la presenza di nuovi turisti». Ora l’incognita si chiama «inverno». Le notizie, allarmanti e a tratti allarmistiche, di nuove ondate di virus non aiutano a stare tranquilli, perché la stagione fredda, fatta di neve e di serate all’interno degli alberghi, al caldo, rende tutto più complesso. Il punto di domanda riguarda le regole per la gestione degli impianti di risalita. Un interrogativo ancora più grande è quello sulla presenza di stranieri: «Rappresentano il 40% delle presenze e, in alta valle, sono la stragrande maggioranza». Si tratta quindi di capire come si muoveranno polacchi, danesi, tedesci e russi. Si fideranno o eviteranno di tornare da noi rischiando di finire per due settimane in quarantena? Una settimana di neve fassana vale due settimane chiusi in casa? Ma il punto vero è rappresentato dall’andamento del Covid nei loro Paesi di origine. Insomma, se aumenteranno i positivi (asintomatici o no) alcune frontiere resteranno chiuse. E allora addio settimane bianche, addio turisti. Gli operatori sperano di essere smentiti, come accaduto quest’estate.

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