Virus, Delladio (La Sportiva): «Negozi in difficoltà Calano i clienti e gli ordini»

di Zenone Sovilla

Problemi per le imprese che si interfacciano con il mondo del commercio al dettaglio (sempre meno gente va nei negozi) ma anche per quelle che dipendono in parte da fornitori lombardi di componenti. Preoccupazioni che attraversano l’industria trentina in questi giorni di emergenza coronavirus, come spiega Lorenzo Delladio, patron del gigante La Sportiva di Ziano di Fiemme e vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione. «Venerdì faremo un nuovo punto della situazione, per capire l’evoluzione in atto, specialmente per quanto riguarda le imprese chiuse nella zona rossa del Lodigiano che hanno rapporti col Trentino: se venisse a mancare anche un solo elemento di un prodotto si incepperebbe l’intera catena. Al momento non si segnalano disagi particolari, ma la situazione, come noto, è in movimento e va monitorata giorno per giorno».

Per quanto riguarda La Sportiva il quadro come si presenta?

«La produzione procede a pieno regime negli stabilimenti di Ziano e di Montebelluna, dove produciamo l’alta gamma delle calzature per la montagna e l’arrampicata. Questo per noi è fondamentale. La fabbrica in Cina, dove produciamo le altre calzature, ha ripreso invece solo parzialmente, dopo la sospensione di inizio febbraio. Al momento devono ancora rientrare tutti i lavoratori, quindi si procede un po’ a rilento. Inoltre, abbiamo un problema di prospettiva, derivante dall’impossibilità di inviare sul posto i nostri tecnici, il che significa non poter mettere a punto i prototipi e i prodotti futuri: non è un processo gestibile solo tramite videoconferenze e altri strumenti telematici».

E sul fronte della commercializzazione che feedback avete?

«Cominciamo a registrare problemi con i dettaglianti. Ci sono negozi che annullano gli ordini e che ci chiedono dilazioni ulteriori nei pagamenti della merce già consegnata. Abbiamo anche i primi insoluti. La motivazione è un calo di clientela legato all’emergenza coronavirus. Così rischiamo un’onda lunga negativa nei prossimi mesi: produciamo ma la merce ci resta in magazzino».

Si tratta solo di negozi italiani o anche stranieri?

«Finora principalmente nazionali, teniamo conto che il nostro mercato domestico principale è proprio in regioni come la Lombardia, il Veneto e altre del centro-nord. Ma da un paio di giorni stanno arrivando anche i primi segnali dall’estero, specie dalla Germania (dove va il grosso del nostro export europeo), dall’Austria e dalla Francia. Anche in questi casi si segnala una contrazione dei clienti nei negozi e centri commerciali. Se guardiamo oltre l’Atlantico, posso confidare che il direttore della nostra sede in Colorado ci ha segnalato negli ultimi giorni l’annullamento di alcuni appuntamenti con i rappresentanti di vari canali commerciali che avrebbero dovuto visionare i campionari della prossima stagione: per precauzione si cancellano viaggi e incontri. Anche questo ci creerà disagi seri in prospettiva, fra l’altro negli Usa esportiamo soprattutto i prodotti top di gamma, made in Italy. Di fronte a questo scenario sarà necessario un intervento del sistema creditizio per dare una mano al mondo imprenditoriale».

Un incremento del commercio online potrà in parte a compensare questa tendenza negativa?

«Abbiamo rafforzato il nostro sito e i risultati positivi sono già apprezzabili. Molte persone che non vanno in negozio cercano i prodotti in Internet. Perciò l’e-shop de La Sportiva ha ampliato l’assortimento disponibile e potenziato le quantità in magazzino, per assicurare una rapida risposta ai clienti. Il nostro centro logistico per il Web si trova a Parma e serve Italia e estero, ma per Stati Uniti e Canada siamo invece operativi in Colorado. Abbiamo elaborato anche un’altra contromisura potenziale, per essere pronti nel caso la situazione in Cina non consentisse di ripristinare la regolarità produttiva: si tratterebbe di investire per riportare il lavoro in Italia, magari ampliando la presenza a Montebelluna (visto che a Ziano non è possibile), o comunque in Europa».

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