Castello di Fiemme, Pichler e Corradini incatenati alle finestre del Comune

Non ci stanno Federico Pichler figlio del consigliere comunale Werner e Dennis Corradini, rispettivamente titolare della Estrazioni Fiemme e responsabile personale e sicurezza, che da giovedì mattina sono incatenati, al freddo alle finestre del comune di Castello di Fiemme. Accanto a loro un cartello su cui si leggeva: «Non faccio pasta (Felicetti), non sono nero (ospite in canonica). Svolgo un normale lavoro di artigiano. Per questo non ho nessuna tutela. Il sindaco mi ha suggerito di cercarmi un altro lavoro. Forse avrei più tutele se andassi a rubare. Il mio errore è non aver leccato i piedi a Gilmozzi e C. Vergogna. Questo Comune in mano a quei del 27». Federico Pichler si è incatenato per protestare contro la decisione del Comune di avviare una gara di appalto dei lavori di demolizione della Cava Pichler, da anni al centro di una polemica tra la ditta e la pubblica Amministrazione che contesta la presenza abusiva della struttura.
 
«Un sopruso che va avanti da decenni contro l’azienda di famiglia, che nel 2014 contava una decina di impiegati e che ora ci ha ridotti all’osso, meno di 4 dipendenti. Impossibile ispirare e garantire sicurezza a collaboratori e fornitori quando il comune stesso in cui operiamo da anni ha sempre fatto di tutto per farci chiudere e per demolire le strutture» commenta Federico Pichler. Una storia che parte in effetti da ben prima del 1995, quando il padre Werner chiese il condono edilizio della cava Pichler, sorta sul letto del fiume poco distante dal lago di Stramentizzo e secondo i documenti provinciali, in zona di pericolo idrogeologico. «Già il 22 ottobre 1998 la Provincia ha espresso parere negativo alla nostra volontà di regolarizzarci, parere su cui ci siamo appellati fino all’ultimo grado di giudizio. Il Consiglio di Stato nel 2014 non ha fatto altro che accettare il rigetto della provincia e dal 2014 ad oggi, in questi 4 anni, nonostante i nostri tentativi di dialogare con il nostro comune, ci vediamo imporre sulla testa un concorso per smantellare e rendere inutilizzabili quei macchinari che ci danno lavoro, e che potrebbero permettere almeno la sanificazione del sito, prima di chiudere».
 
La protesta, appoggiata dalla sezione locale della Lega, non ha finora smosso il sindaco Marco Larger: «Stiamo attuando una ordinanza già emessa nel 1999 dalla precedente amministrazione - dice il primo cittadino - Ormai, giunti al massimo grado di giudizio, e messici a disposizione della controparte, non possiamo far altro che indire un bando, a nostre spese anticipate, per eliminare le strutture di quella realtà già non in regola da molto tempo. Pichler ha richiesto un incontro con il presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti in programma il 3 gennaio.
«Non sarò certo io a intralciare una decisione differente da parte del Presidente della Provincia - preannuncia il sindaco - certo che di fronte a questo lungo e ineludibile iter passato, se ciò avverrà, dovrà essere lo stesso presidente a prendersi la diretta responsabilità del cambio di rotta».

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