I sommozzatori sotto ghiaccio Esercitazioni al Lago di Fedaia

Il silenzio surreale sulla superficie ghiacciata del lago di Fedaia in questi giorni, è rotto - è proprio il caso di dirlo - da un animato viavai di mezzi rossi, operatori e mute, che senza timore si gettano nella superficie ghiacciata per sperimentare se stessi e le attrezzature in loro dotazione. Sono i vigili del fuoco sommozzatori del corpo nazionale, che assieme a Soccorso alpino, Corpo forestale e volontari di Canazei, sono tornati sul bordo della diga per una tre giorni di esercitazioni nel recupero di 4 manichini intrappolati in un veicolo, scivolato - o meglio, fatto scivolare prima della formazione del ghiaccio superficiale - nelle profondità gelide del bacino.
«Siamo molto soddisfatti - ha commentato Lorenzo Pegoretti, che assieme al collega Antonio Cattani, entrambi capisquadra (rispettivamente organizzatori e referenti sicurezza) del nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco effettivi di Trento, hanno organizzato la sessione di allenamento.
«All’esercitazione erano presenti, oltre ai nostri 15 colleghi che di giorno in giorno si sono alternati raggiungendo Fedaia per l’esercitazione, i colleghi del nucleo sommozzatori di Vicenza, Venezia, Napoli e Roma. Cinque esercitazioni al giorno, per permettere a ogni coppia di sommozzatori di sperimentare l’immersione con una temperatura esterna di -10°C e relative tecniche e attrezzature in dotazione».
 
Da lunedì 17 a giovedì 20, i professionisti del soccorso in acqua, assieme all’elicottero del Corpo forestale, all’esperienza nel recupero su terreni impervi del soccorso alpino e al supporto logistico dei volontari di Canazei, hanno svolto le loro immersioni obbligatorie mensili in un contesto del tutto eccezionale: «Come tutte le specializzazioni, abbiamo bisogno di mantenerci costantemente aggiornati - spiega Cattani -. Solitamente è una formazione continua in squadre ridotte, quando il lavoro lo permette. Ogni anno però, e questo è già il secondo anno qui in Fedaia, organizziamo delle esercitazioni speciali per aggiornare e affinare le nostre procedure con i colleghi delle altre regioni e professionalità: è importante, vitale durante un intervento, sapere come intervenire per il trasporto di bombole in elicottero, o sapere i tempi di intervento in una zona di confine, conoscerci e mantenerci informati su tutte le procedure che ci permettono di collaborare. Ad esempio, vitale è, a meno 10 gradi, un luogo caldo e riparato dove far riprendere i soccorritori che sono già intervenuti, perché bastano anche una ventina di minuti in acque gelide per abbassare anche a noi i parametri vitali. Ma anche sapere come interagire durante l’intervento e imparare da altri professionisti qualche tecnica migliorativa».
 
Un aggiornamento prezioso anche per i nuclei venuti dal centro Italia, poco abituati a intervenire in contesti freddi e in acque buie e insidiose come quelle di laghi e torrenti montani. «Questo tipo di interventi è per noi la normalità - ci conferma Pegoretti - paradossalmente i dati ci rivelano che il rischio di incidenti in acqua nel nord Italia è molto maggiore rispetto alle zone marittime mediterranee. Questo ci impone di essere all’avanguardia negli interventi, in un corpo sommozzatori italiano che è già un’eccellenza».

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